VERAMENTE LIBERATO
di Andrea Favaro

Scarica l’articolo intero >


“Non c’è libertà senza verità, ma non c’è verità senza libertà:
questo è il tema costitutivo della filosofia fondamentale,
questo è l’atteggiamento di fondo
per orientarci verso la libertà e verso la verità”.

(Cornelio Fabro, Aforisma 512)

Nel discutere di “verità” e di “libertà” si rischia, sempre e comunque spesso, di rimanere con le parole bruciate sulla punta della stilo (o del tasto di computer) tanto è greve il rapporto tra questi due universi talmente importanti per le relazioni intersoggettive e tanto densi di significato e conseguenze per ciascun personaggio della comunità politica.
D’altra parte, di verità si discute in ogni dove (fosse anche per negazione) e di libertà si sperimenta il desiderio (quotidianamente avviluppato) insito in ogni persona.
All’interno del binomio “libertà e verità”, sperimentate vissute tentate ed agite all’interno di una testimonianza di uomo e di studioso, si sono così susseguite le intense sessioni di un recente Convegno svoltosi presso l’Aula Magna dell’Università di Padova e dedicato al fondatore della nostra Rivista e così ricompreso nel “Fondo” odierno con alcune semplici note di commento (Finzi) in attesa della prossima pubblicazione degli Atti.
D’altra parte, il recupero di un rapporto intellettuale di libertà è mutuato nel saggio di “Dottrina” dedicato al Filangieri, che non poco spazio ha occupato anche nel percorso intellettuale dello stesso Francesco Gentile (Amicolo), come pure il tema della verità dei c.d. “diritti umani”, sempre all’ordine del giorno dell’agenda politica, ma non sempre fecondamente recuperata nei suoi fondamenti (Crema).
Sempre in tema di libertà, poi, l’agenda normativa ancora oggi si palesa deficitaria in ordine alla possibilità di “decidere”, da preservare per le giovani (e ancor più per le future) generazioni, in una dinamica democratica sempre più schiatticata dai desideri del presente e spesso vittima inconsapevole di scelte del passato (Könczöl). Tali “scelte” (che in quanto tali dovrebbero ammettere quale presupposto una libertà, oggi invece grande assente) rinvengono un barlume di lucidità (e così di “verità”) quando si tenta una loro giustificazione in quello che costituisce il punto nevralgico del rapporto autorità pubblica e autonomia privata, ossia nell’alveo della tassazione (Cecotti).
Se dal legislativo (de iure condito o de iure condendo, poco rileva) si passa al piano della decisione concreta, la dinamica libertà/verità vive di esperienza sublime perchè messa (concretamente) alla prova dell’agire umano e sempre bisognosa di criteri che possono tornare utili dal non recente passato (Ancona).
In tema di libertà raggiunta nella verità, degna di nota è la testimonianza personale di De Bertolis in ordine al ri-conoscimento, “veramente liberato”, con uno dei suoi docenti in un preciso momento dell’esistenza.