PROLEGOMENI D’INFORMATICA GIURIDICA
di Ugo Pagallo

7. Questioni di sinapsi

Una delle più importanti e note ricostruzioni cibernetiche del diritto, è offerta dall’opera di Niklas Luhmann. Concependo l’ordinamento come uno specifico sotto-settore della teoria dei sistemi, che, al pari dell’economico o del politico, ha l’obiettivo di ridurre la "complessità" e la "contingenza" dell’"ambiente", il sociologo tedesco giudica il piano dell’informazione come essenziale. Se infatti l’ordinamento è concepito in funzione delle aspettative normative di comportamento da parte dei componenti della società, "noi ci serviamo per questo di un modello generale, desunto dalla teoria dei sistemi, secondo il quale i sistemi che elaborano informazioni sono collegati al loro ambiente in un duplice modo: mediante input e mediante output. Le regole alle quali il sistema si orienta e mediante le quali esso limita la rilevanza dell’ambiente per le proprie decisioni guidano la trasformazione dello input in output. Questa distinzione tra input e output" – conclude Luhmann -, "consente di affinare sotto alcuni importanti aspetti l’analisi, intrapresa nel capitolo precedente, della funzione e della collocazione delle dogmatiche giuridiche" (Sistema giuridico e dogmatica giuridica [1974], tr.it. Bologna 1978, p. 61).
Assumendo come prospettiva la figura (dogmatica) della terzietà – dal "terzo" legislatore incarnato dalla volontà generale di Rousseau, al ruolo del "terzo" giudice ed amministratore, imparziale e disinteressato -, la teoria sistemica di Luhmann aggiorna il diritto in senso cibernetico, mantenendone però le funzioni (kelseniane) di neutralizzazione del conflitto intersoggettivo e strumento del controllo sociale. Rispetto agli altri sotto-settori della teoria dei sistemi, il compito del diritto, il suo telos, si costituisce infatti in rapporto alle procedure formali tendenzialmente automatizzate del sistema, che, per quanto possibile, mirano a ridurre l’imprevedibilità dell’interazione umana. L’input che traduce la volontà politica del sovrano con programmi informatici o sistemi esperti, corrisponde all’output che punta ad "applicare" il diritto con reti neurali e procedure telematiche. "Considerata in generale, la differenziazione tra input e output è conseguenza dell’autonomizzazione del sistema sotto l’aspetto temporale" (Sistema giuridico e dogmatica giuridica, cit., ibidem).
Rispetto alla configurazione filosofica del "nodo" esaminata nel paragrafo anteriore, l’impianto cibernetico luhmanniano introduce due differenze radicali:

a). – Innanzitutto, l’intreccio di input e output che definisce la specificità di ciascun elemento costitutivo dell’insieme, è decodificato in funzione delle prestazioni operative che si vogliono raggiungere con il sistema. Secondo quanto chiarito dal fitto dibattito tenuto a suo tempo con Habermas (v. Teoria della società o tecnologia sociale. Che cosa offre la ricerca del sistema sociale? [1971], tr.it. Milano 1973), si può dire che mentre nella configurazione reticolare dell’ordinamento il nesso tra i diversi nodi della rete esprime le istanze dell’interazione comunicativa dei soggetti, che si è lasciata alle spalle le aporie della versione gerarchica ingenuamente geometrica delle istituzioni giuridiche; nel caso di Luhmann, invece, queste stesse istanze di "senso", "comunicazione" ed "informazione" intersoggettiva, appaiono come "ambiente" e "rumore" che il sotto-sistema normativo è chiamato a ridurre e neutralizzare operativamente;
b). – D’altra parte, sotto il profilo temporale dell’analisi, la differenziazione tra input e output è data soltanto in rapporto all’auto-referenzialità o "autonomizzazione" tecnica del sistema. Questo significa che se, sul piano "orizzontale" delle relazioni tra i distinti snodi della rete, le connessioni trascendono l’intenzionalità degli agenti e l’orizzonte del "senso" proprio dei partecipanti, sul piano "verticale", la presa di coscienza critica dei soggetti, la loro attitudine dialettica alla negazione, è letta in funzione dell’evoluzione sociale del sistema e come espressione della sua progressiva capacità di auto-apprendimento. Con la tecnica della generalizzazione e del metodo della differenziazione funzionale, con i meccanismi riflessivi di retro-alimentazione e i mezzi di comunicazione che, come nel caso dell’autorità, la verità, l’amore o il denaro, garantiscono la trasferibilità di prestazioni selettive, Luhmann pensa alla "evoluzione della società" come riduzione della complessità ambientale che si attua tramite l’autopoiesi (temporale) di ogni singolo sotto-settore del sistema.

La teoria del Luhmann, a ben vedere, propone un approfondimento cibernetico della nota ricostruzione "virtuale" dell’ordinamento, inteso, ancora e solo, come sovrapposizione convenzionale di norme alla naturale entropia intersoggettiva. Rispetto alla cifra prospettica adottata dai giuristi, l’analisi del sociologo tedesco risulta però più smaliziata, proprio perché non cede alla tentazione positivistica di decodificare la dimensione procedurale del diritto, come semplice "tecnica della tecnica". Mentre la tecnica della disciplina dei rapporti intersoggettivi è vista spesso dai giuristi come "strumentale" e "neutra", riducendo il ruolo della "terzietà" (legislativa, esecutiva e giudiziaria) alla natura "avalutativa" ed "oggettiva" del mezzo, al contrario, lo scopo del sociologo tedesco, che si avvale del carattere "neutro" e "strumentale" delle procedure implementate nel sistema, è di garantirne l’auto-referenzialità cibernetica. "La strategia di Luhmann, di generalizzare i concetti fondamentali della cibernetica, esige che il rapporto sistema/ambiente non venga presupposto, ma derivato come soluzione del problema; d’altra parte" – nei termini della più tradizionale configurazione geometrica del diritto, chiarisce Habermas -, "il problema stesso può essere definito solo col riferimento proprio a questo rapporto sistema/ambiente: Luhmann, in tal modo, deve sempre presupporre già un qualcosa come i sistemi esistenti" (J. HABERMAS, Teoria della società o tecnologia sociale? in Teoria della società, cit., p. 103).
Possiamo precisare ulteriormente la posizione del Luhmann, aggiornandola con i più recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale e i sistemi esperti che funzionano con il self-training delle reti neurali. Abbiamo accennato in precedenza che, sempre più spesso, a partire dagli studi di Varela e Maturana (cfr. Macchine ed esseri viventi. L’autopoiesi e l’organizzazione biologica [1973], tr.it., Roma 1992; L’albero della conoscenza [1987], tr.it. Milano 1987, etc.), gli studiosi hanno cominciato a rappresentare il funzionamento della mente a immagine della rete. Rispetto al sistema nervoso centrale, in cui le sinapsi stanno al posto del nodo, i rapporti di input ed output, "conseguenza della autonomizzazione del sistema sotto l’aspetto temporale", per dirla ancora con Luhmann, rinviano alle procedure di apprendimento che consentono ai sistemi esperti di formalizzare raffigurazioni complesse della propria "identità" rispetto a un ambiente determinato. Come il cervello è lo snodo dell’interazione tra "ambiente esterno" e "ambiente interno", così, nonostante le distanze tra bionica e cibernetica, il programma tecnologico consiste nel progettare macchine in grado di riprodurre il funzionamento della mente umana.
Lasciando da parte la questione se i fondamenti della cibernetica assumono forme di "connessionismo" o di "sub-simbolismo", oppure, com’è stato anche detto, si dispongono secondo prospettive di stampo "emergentista", basti per il momento segnalare, sul fronte dell’input, che, se Luhmann ha pensato di dotare i sotto-insiemi sistemici di criteri retro-alimentatori di adattamento, allo stesso modo, le reti neurali mirano a creare un sistema di trattamento dell’informazione ambientale, tramite algoritmi di auto-apprendimento incentrati su ogni funzione data (un esempio immediato e divertente di questo particolare aspetto del problema, lo si ha con i video games interattivi che, tra i mille, nel caso del tennis, potenziano questo o quell’aspetto del "dritto", del "rovescio" o la "volée". Per i modelli matematici alla base dell’auto-apprendimento bionico e della robotica, la "realtà aumentata" e i problemi che ancora affliggono la cosiddetta "intelligenza artificiale", si rimanda alle ricerche di Giulia PAGALLO, Constrained Attribute Grammars for Recognition of Multi-dimensional Objects, in International Workshop of Structural and Syntactic Pattern Recognition, 1988, Sydney: Australia, pp. 359-365; nonché, Id. e David HAUSSLER, Boolean Feature Discovery, in "Machine Learning", 1990, 5, pp. 71-99).
D’altra parte, laddove le reti neurali prevedono memorie elettroniche ad alta "resistenza al rumore" e con notevole capacità di decodificare i dati incerti, scarsi o inquinati, il correlativo informatico della sinapsi – ossia, le connessioni funzionali che occorrono tra due cellule nervose del cervello -, ha come propria misura digitale il byte. Occorre infatti pensare all’"algoritmo di addestramento" che, volta per volta, è in grado di aggiornare i "parametri iniziali di riferimento". Sicché, se ancora siamo lontani dalle prestazioni di una mente non troppo allenata, e però in grado di processare l’esperienza, secondo l’interazione di cento miliardi (!) di neuroni, è stato possibile comunque iniziare a saggiare, sul piano informatico del diritto, la capacità di modificare l’input in funzione dell’output prescelto. Senza che il percorso del "contesto della scoperta" scientifica debba per questo essere considerato una sorta di elogio all’"induttivismo" baconiano, rimane il fatto che la progettazione dei sistemi informatici, basata sul numero delle connessioni tra "neuroni formali" in grado di apprendere dalla propria esperienza, riporta i profili operativi dell’informatica giuridica al tema del fondamento.
Nel caso del Luhmann, stante le premesse formali dalle quali muove l’analisi del sociologo tedesco, la dottrina del Grund conduce al processo di auto-adattamento del sistema giuridico volto a neutralizzare mediante norme il "rumore" ambientale. In questo modo, l’attenzione del giurista si sposta sintomaticamente dall’input tipico della dogmatica tedesca e della giurisprudenza francese dell’esegesi, "alla diminuzione della fiducia nel principio della libertà contrattuale come strumento di controllo degli effetti reali". Avendo presenti "la giurisprudenza degli interessi, la giurisprudenza sociologica, il metodo teleologico d’interpretazione, l’approccio del social engineering, il pensiero realistico, le preoccupazioni per l’effettività del diritto e, più recentemente, la richiesta di un impegno socio-politico da parte dei giuristi", si può infatti sostenere che "il primato dell’orientamento all’input deve essere sostituito da un primato dell’orientamento all’output; il sistema giuridico deve essere rivolto alle sue conseguenze sociali e deve essere quindi controllato in base a tali conseguenze" (Sistema giuridico e dogmatica giuridica, cit., pp. 68-69).
Nonostante le apparenze, l’"orientamento all’output" che troviamo anche, e soprattutto, nei contributi d’informatica giuridica, non è visto tuttavia in rapporto ai contenuti dell’interazione comunicativa dei soggetti. Le "conseguenze sociali" alle quali pensa Luhmann, sono infatti colte da un punto di vista interno al sistema, nel senso che mentre l’orizzonte temporale dell’ordinamento rimanda alla dimensione auto-referenziale della tecnica, la ricchezza relazionale della figura del nodo è ricondotta, invece, alle connessioni gerarchiche "verticali" tra le parti dell’insieme. Quando Luhmann insiste sul carattere pluricentrico e la fungibilità d’input ed output degli snodi della rete; quando egli dichiara che "la società contemporanea si articola in ambiti funzionali che vengono manovrati tramite diversi processi e strutture sistemici" e che "il carattere sociale della percezione e dell’azione viene mediato per mezzo di funzioni, non per mezzo di una stessa natura (sia essa ragione naturale o morale naturale)" – in Concetti di politica, tr.it. in Le trasformazioni del politico, Bologna 1980, pp. 70 ss. -, allora, la sinapsi dell’ordinamento viene lesa, poiché, escludendo che i temi della temporalità del diritto riconducano alla giustizia come principio della comunicazione giuridica degli uomini, lo studioso cibernetico non si rende conto che il versante "orizzontale" dell’interazione umana non dipende esclusivamente dalla programmazione funzionale dei ruoli all’interno del sistema.
L’impossibilità (già solo logica) di pervenire all’auto-poiesi tecnica del diritto, è d’altronde chiarita dall’analogo "orientamento all’output" dell’odierna informatica giuridica. Per quanto il tentativo di rimuovere l’input dell’ordinamento sveli, nel caso di Luhmann, la pretesa di ridurre la "terzietà" del diritto a forma "neutra" e "strumentale" della cibernetica, nel caso della informatizzazione del diritto, invece, "l’orientamento all’output" è dipeso dall’obiettivo di eguagliare le prestazioni dei servizi di diritto positivo vigenti. Si tratta della tecnica dei weights che, soppesando i back-wards, o segnali di "errore all’indietro" del sistema, riducono progressivamente lo scarto tra le prestazioni del programma e le finalità che s’intende perseguire con l’implementazione del mezzo tecnico. Nei confronti di dati incompleti, incerti o inquinati, o di fonti normative e giurisprudenziali soggette a frequenti modifiche dei testi di legge, si è tentato, grazie alle banche dati on line, di eliminare il rumore ridondante dell’ambiente, rispetto alla informazione desiderata. Tralasciando il fatto che l’elaborazione dei sistemi esperti e le reti neurali applicate al mondo del diritto, risultano a tutt’oggi rudimentali, se rapportate ad altri settori dell’esperienza – come la medicina (vedi, ad esempio, il cosiddetto iter diagnostico) o l’architettura (come nel caso del software "autocad" di design) -, occorre comunque aggiungere che tanto nei contributi d’informatica giuridica, quanto nei manuali più usati, affiora una prospettiva ambiguamente prossima alle aporie "virtuali" del Luhmann.
La distanza che ancora esiste tra l’odierna interazione giuridica e la futuribile identificazione dei centri d’imputazione normativa con gli snodi terminali della rete, determina la peculiarità della questione. Dal punto di vista operativo, in effetti, è naturale che i primi tentativi digitali di "sinapsi giuridica" presentino l’ordinamento come se i nodi della rete fossero funzionali alle connessioni neurali individuate dal sistema, e l’orizzonte temporale delle istituzioni fosse declinabile secondo la linearità che accompagna i processi di auto-apprendimento. Come già nel caso del sociologo tedesco, è come se, negli studi d’informatica giuridica, fosse dato lasciare in parentesi i problemi che sorgono dagli input e le crisi "ambientali" dell’insieme. Ma, dal punto di vista filosofico, un conto è affermare, à la Luhmann, che questo è l’orizzonte intrascendibile all’interno del quale si devono rappresentare i fondamenti reticolari del sistema giuridico; altra cosa è assumere invece, convenzionalmente, la realtà spazio-temporale del diritto, con lo scopo di modellare i (primi) programmi "esperti" e l’intelligenza "artificiale" applicata alle relazioni degli uomini.
I limiti (odierni) dell’informatizzazione del diritto vanno così rapportati, in modo eguale e contrario, alle aporie cui è andata incontro l’indagine sistemica del Luhmann. Mentre il sociologo tedesco ha inteso gli input e output in vista della "autonomizzazione" del tempo del diritto, effetto della riduzione dell’ordinamento a mera "virtualità al quadrato", gli odierni programmatori d’informatica giuridica hanno l’obbligo di essere congruenti con il tempo presente che esegue la volontà del sovrano di turno, con il tempo passato della giurisprudenza che dirime le controversie tra le parti, e con il tempo futuro della legislazione "non retroattiva" (secondo un principio postulato già da Hobbes, e che, tuttavia, non di rado è rimasto ignorato in Italia). Così, sul fronte dell’input, se Luhmann si è posto l’obiettivo operativo di neutralizzare le "aspettative normative di comportamento" all’interno della comunità, tramite l’autoreferenzialità del sistema e la riduzione della complessità tecnica dell’"ambiente"; or bene, sul fronte dell’output, il risultato è stato tanto modesto, quanto i risultati (fin qui) raggiunti dai sistemi d’informatizzazione delle istituzioni.
La difficoltà, ripetiamolo, è asimmetrica. Nel caso della teoria dei sistemi, per riprendere le metafore spaziali emerse con la rappresentazione reticolare del diritto, i problemi sorgono innanzitutto "dall’alto". La sinapsi dei nodi della rete è infatti priva della dimensione filosofica del principio che riporta alla (giusta) misura il legame tra le parti in causa, venendo del pari meno la prospettiva temporale che accorda le tecniche auto-poietiche degli "algoritmi d’addestramento" con i correttivi del feed back loop cibernetico e la diacronia dell’evoluzione lineare del sistema. Allo stesso modo in cui la ripartizione delle competenze è ridotta ad unità, sulla base delle gerarchie implicite tra regola e regolato, principio e principiato, etc., così, nel tempo della tecnica, l’illusione è che, rappresentando il sistema giuridico con gli stessi modelli che ispirano l’odierna informatizzazione dell’ordinamento, la tecnica del diritto venga a coincidere con la piena disponibilità del suo orizzonte temporale.
Ferme restando le ambiguità che derivano dalla possibile confusione dei profili convenzionali e operativi delle nuove frontiere tecnologiche del sistema, con gli assunti ultimi, à la Luhmann, circa i principi fondamentali della propria disciplina, occorre tuttavia avvertire che le maggiori difficoltà cui sembra andar incontro, oggi, l’informatica giuridica, nascono piuttosto "dal basso". Possiamo infatti immaginare l’algoritmo con il quale si formalizza la volontà del potente di turno; ed è anche possibile che si escogiti l’univocità digitale che regge la premessa "maggiore" del sillogismo giudiziario. Ma, ciò che rappresenta il lato aporetico della ideazione dei programmi di intelligenza artificiale e con la realtà aumentata, i sistemi esperti e le reti neurali, non è tanto la decodifica degli inputs del diritto come "terzo" che procede automaticamente. In realtà, come vedremo nel prossimo paragrafo, le questioni di sinapsi sembrano soprattutto sorgere dalla lettura dei casi concreti dell’esperienza – che, in fondo, per un giurista, sono tutto! -, dove, sul piano filosofico, essi si traducono nella capacità auto-regolamentativa che i soggetti mostrano alle prese con l’auto-matismo dei mezzi tecnici.

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