PROLEGOMENI D’INFORMATICA GIURIDICA
di Ugo Pagallo
10. La "penna del poeta"
Secondo la natura "prolegomenica" delle presenti riflessioni, l’intento che ci ha guidato, non è stato quello di esaurire i temi e i problemi d’informatica giuridica, quanto d’introdurne le specifiche direzioni di ricerca, che diramano dal chiarimento dei suoi principi fondamentali e dagli assunti di fondo. Ci riferiamo alle questioni poste dai media, al tramonto della civiltà fondata sulla scrittura pre-elettronica, con i processi cognitivi impliciti nell’ideazione di modelli d’intelligenza "artificiale", i sistemi esperti, l’ipertestualizzazione dei documenti (anche normativi), i profili di epistemologia e di logica (analitica e non) che presiedono alle questioni di metodo, fino alla molteplicità di fattispecie che si danno con l’interazione elettronica dei soggetti. Per concludere queste note introduttive, sembra opportuno rivolgere l’attenzione a due questioni, a nostro avviso, fondamentali. La prima sarà chiarita dalla segnalazione dell’opera di un noto sociologo canadese; la seconda, dalla menzione dei limiti della stessa.
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La prima notazione rinvia a una recensione di più di trenta cinque anni fa, allorché, nel segnalare, su Book Week, l’ipertesto di Marshall McLuhan, "The Medium is the Massage" – (auto)ironica esposizione che il sociologo canadese dava della propria dottrina: "the medium is the message" -, Artur Schlesinger Jr. liquidava il volume, nel 1967, come "a chaotic combination of bland assertion, astute guesswork, fake analogy, dazzling insight, hopeless nonsense, shockmanship, wisecracks, and oracular mystification, all mingling cockily and indiscriminately in an endless and random monologue. It also, in my judgement, contains a deeply serious argument".
L’"argomento serio" cui si riferisce lo Schlesinger, consiste nell’affermazione che ogni società è sempre stata "shaped more by the nature of the media by which men communicate than by the content of the communication". La rivoluzione che dall’energia elettrica ha portato all’impiego degli attuali computers, non può essere considerata alla stregua di un semplice perfezionamento dei mezzi tecnici con cui gli uomini hanno agito e comunicato nel corso dei secoli precedenti, dato che l’introduzione delle nuove tecnologie "elettriche" finisce per modificare profondamente il tessuto della vita umana. Ancor prima delle sorprendenti applicazioni robotiche della cibernetica, dei satelliti o dei sistemi esperti, McLuhan ha in mente la televisione e la trasmissione in diretta di quanto "involves an entire population in a ritual process" (McLuhan ricorda in The Medium is the Massage, il funerale di John Kennedy; e, potremmo ora aggiungere, a pari titolo, gli eventi di September Eleven).
Muovendo dalla curvatura teleologica che investe di necessità ogni medium tecnico, McLuhan passava così in rassegna, a metà degli anni Sessanta, alcuni dei mutamenti più vistosi, innescati dalla dimensione virtuale dei media, sul piano personale e familiare, lavorativo ed educativo, comunitario. Il "villaggio globale" che McLuhan preconizza, massimalizza i processi della globalizzazione già presenti nella belle epoque liberale, cambiandone tuttavia, in modo radicale, l’ambiente. Viene infatti messa in discussione la metafora della visibilità come nota distintiva della razionalità occidentale, in quanto, riprendendo alcuni spunti della tradizione indiana ed estremo-orientale, come anche della pitagorica armonia dei mondi, la questione, per McLuhan, cessa di essere quella dell’in-visibile, per trasformarsi in quella dell’in-audito: "where a visual space is an organized continuum of a uniformed connected kind, the ear world is a world of simultaneous relationships".
Secondo questa peculiare angolazione acustica e musicale – per la quale, in fin dei conti, dallo stesso "ambiente" derivano certe espressioni cardini dell’interazione umana, come l’accordo o l’armonia -, McLuhan scorge nel pensiero di Platone lo snodo teoretico principiale dei paradigmi attualmente in crisi, approdando a tesi non troppo dissimili da quelle sostenute da alcuni esponenti della contemporanea Mythosdebatte tedesca. Nello stesso modo in cui, nei dialoghi di Socrate, è presente la piena consapevolezza critica circa il significato e gli effetti che l’introduzione dell’alfabeto e la forma scritta avrebbero avuto nella vita degli uomini, i circuiti elettronici, ad avviso del sociologo, sono destinati a rendere (nuovamente) "mitica" l’esperienza. La peculiare precisione matematica che sorregge i media della nuova comunicazione tecnologica, si rovescia, in altri termini, in "a simultaneous awareness of a complex group of causes and effects".
La speciale ambientazione che segue alla digitalizzazione dell’esperienza – "the medium, appunto, is the massage" -, chiama in causa nuove categorie (giuridiche e politiche), che, al pari di Platone, pongono come fondamentale il ruolo della paideia: chi deve educare l’educatore?
Senonché, come lo Schlesinger suggeriva nella ricordata rassegna di Book Week, è proprio qui che appaiono deboli le argomentazioni di McLuhan. Nel dichiarare che i circuiti integrati incidono sulla percezione spazio-temporale della realtà, egli infatti non precisa le categorie con le quali cogliere ed esprimere questa stessa nuova esperienza (a qualcosa di analogo pensa Kant all’inizio della Critica della ragion pura, allorché si rifà al pensiero di Francis Bacon e alle scoperte di Isaac Newton). Sebbene "the phrase ‘God is dead’ applies aptly, correctly, validly to the Newtonian universe which is dead", vorremmo saperne di più, in altri termini, del semplice rinvio multimediale ad una mano che cancella (Meister Echkardt) o la prima pagina del New York Times del 10 novembre 1965 ("se il Grande Blackout fosse durato per sei mesi, non ci sarebbero dubbi di sorta su come la tecnologia elettrica conformi, domini ed alteri – massaggia – ogni istante della nostra vita").
In omaggio alla ricordata massima del McLuhanism, non è il caso di insistere sui limiti di The Medium is the Message e sulla necessità di approfondire il nesso tra le nuove forme (elettroniche) dei media dell’interazione comunicativa dei soggetti, e i contenuti dei nuovi mezzi d’informazione. Preme piuttosto segnalare che l’intuizione o l’intenzione fondamentale del "messaggio" – e cioè, svelare l’illusione che il sapere della tecnica abbia carattere meramente "strumentale" -, è tesi approfondita, negli stessi anni, da Jacques Ellul (che pure McLuhan leggeva ed apprezzava); e, prima ancora, da Heidegger, e, in Italia, da Marino Gentile. Mentre il sociologo canadese coglie il quid novi della rivoluzione tecnologica in corso, nel ritorno alla "identificazione poetica" di Omero o di Esiodo, accostando John Lennon a Pitagora, noi preferiamo ricordare che la digitalizzazione dell’esperienza in atto, non è che il nuovo modo in cui si manifesta il principio (sicché, pace McLuhan, the medium is not the message, proprio perché intendiamo il significato dell’"is" nel senso della tradizione filosofica classica).
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Anche a non voler condividere i punti di vista più stravaganti di The Medium is the Massage, non dovrebbero esserci più dubbi, nemmeno tra i giuristi, sul fatto che la tecnica non è "neutra", ma "piega a sé", ricurva, i contenuti del "proprio" messaggio. La riconfigurazione che i contenuti assumono a causa del medium, non significa affatto riattivare posizioni formalistiche, quali quelle sostenute dagli epigoni di Kelsen o i sistemi di Luhmann. Quanto sta mutando, è la sostanza dell’esperienza dei soggetti e la concezione di "scritto" come snodo che lega, e tiene assieme, universale e particolare, generale e individuale. Sul piano operativo, l’immediata digitalizzazione della voce umana e la conseguente interazione con computers, robot, sistemi esperti, ristruttura il nesso tra parola e scrittura, sincronicamente. La "penna del poeta" ha colto con precisione la sfida, anni or sono, sul piano teoretico:
Eravamo indecisi tra
esultanza e paura
alla notizia che il computer
rimpiazzerà la penna del poeta.
Nel caso personale, non sapendolo
usare, ripiegherò su schede
che attingono ai ricordi
per poi riunirle a caso.
Ed ora che m’importa
se la vena si smorza
insieme a me sta finendo un’era.
(E. MONTALE, Nel Duemila, in Diario postumo)
La configurazione del mondo che succede alla penna del vecchio poeta, annuncia il pensiero reticolare, o vernetztes Denken, con cui abbiamo iniziato a interpretare le "logiche direzionali" che emergono alle frontiere tecnologiche dell’ordinamento. Al posto della relazione tra soggetto e oggetto more geometrico constructa, subentra l’articolazione in nodi dell’esperienza, e la circostanza, sconcertante agli occhi del vecchio paradigma, del venir meno dell’idea di "centro". La rivoluzione in corso esalta la natura platonica del principio come spazio vuoto e la relazione asimmetrica tra la capacità auto-regolamentativa dei soggetti e il "vertice" convenzionale ed operativo del sistema. Anche ad ammettere che la nuova dimensione sincronica del nesso tra parola e scritto non decide dei problemi ultimi con cui ogni civiltà si misura, la natura virtuale degli odierni mezzi trasfigura pur sempre, e per sempre, alle soglie del XXI secolo, la cifra secondo cui è dato cogliere il principio dell’agire comunicativo degli uomini.