Prima lettura critica della Legge sull’occupazione e il mercato del lavoro
(La riforma del mercato del lavoro dal Libro Bianco alla Legge 14 febbraio 2003 n. 30)
di Torquato Tasso
Contenuto del Libro Bianco
Senza addentrarci in una polemica di natura politica, è necessario illustrare (seppure sinteticamente) i contenuti del Libro Bianco per comprendere l’effettiva portata innovativa della riforma.
Vediamo innanzitutto quali siano gli obiettivi che il Libro Bianco si è posto in relazione alle richieste dell’Unione Europea, per non dire in esecuzione di esse.
Tasso di occupazione. Il Libro Bianco parte da una considerazione di carattere storico economico: il tasso d’occupazione (ossia il rapporto fra la popolazione attiva e il numero degli effettivamente occupati) Italia è molto basso, fra i più bassi dell’Unione Europea. Nel 2000 il tasso medio era del 53,5 % a fronte di un livello medio europeo del 63,3%. In un precedente intervento, Biagi spiegava la situazione attribuendo il ritardo ad una serie di fattori. Innanzitutto alla notevole differenza tra Nord e Sud, dal punto di vista dell’occupazione, nonché per alla bassa occupazione della componente femminile e giovanile ( ). Né questa situazione risulta migliorata significativamente negli anni successivi. Istruttivo in proposito un passo del NAP per il 2001. Nel 2001, il Piano Nazionale d’Azione per l’Occupazione, che ricordiamo essere il documento programmatico in cui gli Stati dell’Unione Europea danno conto dell’attuazione delle politiche del lavoro, degli eventuali miglioramenti e risultati ottenuti, delle risorse, anche comunitarie, impegnate, ed espongono i programmi per l’immediato futuro, metteva in evidenza come, nonostante dei leggeri miglioramenti, il problema dell’occupazione fosse ancora lontano dall’essere risolto.
Testualmente si legge: "Gli andamenti positivi del 2001 hanno determinato un miglioramento, anche se ancora insufficiente, dei principali indicatori del mercato del lavoro. Il tasso di occupazione complessivo ha raggiunto il 54,6 per cento, ma rimane comunque il più basso d’Europa: 4 punti in più rispetto al 1995, ma sempre 10 punti al di sotto della media europea e oltre 5 punti in meno rispetto al target che l’Unione Europea nel suo insieme si è posta per il 2010. Per la componente femminile si è superato il 41 per cento, con un incremento di quasi 6 punti rispetto al 1995, ma con un ancor più ampio divario rispetto ai livelli, sia attuali che programmatici, dell’Unione nel suo insieme. Meno lusinghieri sono i progressi realizzati per gli anziani: il tasso d’occupazione dei 55-64 enni è salito dal 27,7 al 28 per cento, registrando solo una piccola prima inversione di tendenza rispetto alla dinamica negativa registrata negli anni precedenti". ( ).
Qualità del lavoro. Questa è la seconda finalità che il Libro Bianco si è posto. Non è sufficiente e non può essere sufficiente aumentare il tasso di occupazione, ma occorre anche migliorare la qualità del lavoro. Non è agevole spiegare che cosa si debba intendere per qualità del lavoro. Volendo individuare quelli che possono essere considerati gli elementi principali qualificanti la qualità del lavoro, si può cercare di ricorrere a dettami emersi a livello europeo negli ultimi anni, come, ad esempio, gli indici qualitativi di un rapporto lavorativo ( ). Sicuramente (e pare persino superfluo dirlo) deve trattarsi di un lavoro regolare, emerso: un lavoro che, potendo essere regolato e disciplinato sia dalla normativa vigente che dai contratti collettivi, riconosca la necessaria dignità e forza contrattuale alla parte notoriamente più debole qual è il lavoratore. Si dovrebbe cercare di dare al lavoro una regolamentazione e un’organizzazione tale da motivare ed integrare il lavoratore. Si deve altresì garantire il rispetto d’altri importanti aspetti della vita umana, familiare e personale, di modo che il lavoro permetta al lavoratore di realizzare pienamente la propria personalità.
La flessibilità come strumento per il raggiungimento dell’obiettivo dei more and better jobs. Il Libro Bianco prevedeva, infine, una serie di strumenti necessari per realizzare questi grandi obiettivi, strumenti che appaiono come la poliedrica espressione di una metodologia unitaria, quella della flessibilità del mercato del lavoro. La flessibilità, infatti, costituisce la finalità prioritaria del progetto che dovrebbe permettere al mercato del lavoro di attivarsi o meglio di riattivarsi, offrendo ai cittadini una serie di nuove opportunità di lavoro. Gli strumenti normativi proposti sono, in parte, frutto della revisione di figure normative già esistenti (apprendistato, contratto formazione lavoro, contratto di fornitura e di prestazione di lavoro temporaneo) e in parte consistono nell’introduzione di nuove figure prima non contemplate dalla normativa italiana (quali il lavoro intermittente o a chiamata, lo job sharing, lo staff leasing, per citarne alcuni).
Il Patto per l’Italia. Il progresso del progetto.
Il progetto contenuto nel Libro Bianco, proprio per la sua vocazione al dialogo e al confronto, è stato, successivamente alle numerose tavole rotonde con le parti sociali, implementato nel Patto per l’Italia, sottoscritto com’è noto il 5 luglio 2002, da quasi tutti i sindacati dei lavoratori e da quasi tutte le organizzazioni di categoria imprenditoriale.
Sostanzialmente confermato nel suo impianto generale, il progetto del Libro Bianco ha quindi trovato, da un punto di vista normativo, un secondo importante avvallo nel riconoscimento da parte di quasi tutte le forze sociali del Paese, e i suoi contenuti specifici hanno trovato espressione nella legge delega che, dopo un lungo e tormentato iter parlamentare, è stata approvata dal Parlamento in data 14 febbraio 2003.