IL “PROBLEMA MULTICULTURALE”
TRA SOCIOLOGIA, FILOSOFIA E DIRITTO:
UN APPROCCIO COGNITIVO
di Giovanni Bombelli*
Università Cattolica “S. Cuore” – Milano
Non si tratta soltanto di riconoscere formalisticamente, e di là dalle strumentalizzazioni politiche contingenti, la libertà soggettiva sancita dall’art. 8 della Costituzione, né solo di garantire equi spazi di espressione alle varie “culture”. Molto più radicalmente, anche alla luce di quanto sin qui osservato a proposito di una possibile rilettura “identitaria” del diritto soggettivo, occorre, da un lato, prendere atto dell’esistenza di una dimensione universale di apertura al “sacro” come interrogazione di senso, in qualche modo pre-religiosa, e, al contempo, riconoscere la legittimità delle molteplici modalità attraverso le quali essa viene sperimentata. Ancora una volta, cioè, solo il riconoscimento della polidimensionalità cognitiva (intesa, nello specifico, come molteplicità di culti) consentirà di dar voce, conferendole rilevanza giuridica, alla dimensione originariamente identitario-antropologico rappresentata dal sentimento religioso e di leggerne, quindi, il senso.
Permane, in ultima analisi, l’interrogativo di fondo circa la possibilità di elaborare, attraverso strumenti filosofico-giuridici di matrice occidentale, risposte molteplici al problema del senso che non siano riconducibili esclusivamente al modello di “razionalità” occidentale. In tal senso v’è da chiedersi se, allora, occorrerà accettare, estendendolo all’Occidente tout-court, l’invito di Taylor a provincializing Europe.
[57] Tuttavia, ciò che, in conclusione, appare decisivo, è il riconoscimento di dimensioni universali di senso e la loro imprescindibile articolazione storico-puntuale. Tale riconoscimento può costituire l’orizzonte teoretico entro il quale pensare, nella sua radicalità antropologico-identitaria, la “questione multiculturale”, senza che quest’ultima venga interpretata secondo moduli mono/uniculturali (anche in rapporto all’approntamento delle concrete soluzioni istituzionali). Ed è sempre in questo orizzonte che, in definitiva, si radica ogni forma autentica di pluralismo, nel quale, cioè, possa realmente avvenire l’incontro con l’“altro” e non la sua mera accettazione come “diverso”.
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* Ricercatore di Filosofia del diritto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano) e docente di Antropologia filosofica presso l’ISSR di Crema-Cremona-Lodi.
Questo saggio rappresenta la rielaborazione di alcuni temi e questioni da me proposte in alcuni cicli di lezioni tenute, su cortese invito della Prof.ssa Maria Chiara Tallacchini, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Piacenza) e, precisamente, nell’Aprile 2009 e Marzo 2010.
1 Ne è un esempio, a livello amministrativo, il delicato ambito scolastico-formativo (con il recente problema della composizione delle classi e delle “quote” da destinare agli alunni “extracomunitari”); appartiene invece ad un profilo di ordine pubblico la questione, emersa soprattutto nelle periferie delle grandi città, della presenza dei cosiddetti “campi rom” e della loro eventuale rimozione.
2 Con ovvio riferimento a S. Huntigton, The Clash of Civilizatons and the Remaking of World Order, Simon & Schuster, New York, 1996 (ampliamento dell’articolo The Clash of Civilizations?, in "Foreign Affairs", vol. 72, n. 3, Summer 1993, pp. 22-49), un autore, peraltro, più citato che letto, e la cui posizione è ben più articolata di quanto risulti dalla sua successiva volgarizzazione.
3 La problematica relazione tra percorsi identitari e globalizzazione è una tematica, come noto, sottesa a tutta l’opera di Zygmunt Barman: si veda, a titolo puramente paradigmatico, Dentro la globalizzazione: le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari, 1999.
4 Sulla centralità della questione multiculturale vanno ricordate anche molte delle recenti prese di posizione della Chiesa cattolica (da ultimo lo spazio ad essa dedicato nella 46a “Settimana sociale” dell’Ottobre 2010): sottolineandone la natura epocale, non solo ha evidenziato opportunamente il profilo strettamente socio(filosofico)-giuridico del tema multiculturale, ma ha altresì richiamato più volte l’attenzione sulla necessità di compiere scelte politiche attente alle nuove dinamiche sociali e, soprattutto, improntate all’accoglienza.
5 Questo aspetto è stato particolarmente sviluppato dalla psicologia sociale: si veda, ad esempio, H. Tajfel (ed.), Social Identity and Intergroup Relations, Cambridge University Press, Cambridge-New York, 1982 (soprattutto la parte terza dedicata al profilo “etnico”). In una prospettiva più prettamente filosofica, e in chiave genealogica, R. Bodei, Scomposizioni. Forme dell’individuo moderno, Einaudi, Torino, 1987.
6 J. Rawls, A Theory of Justice, Harvard University Press, Cambridge (Ma), 1971, in particolare per quanto concerne il modello antropologico sotteso al cosiddetto “veil of ignorance”.
7 Sul punto mi permetto di rinviare al mio Occidente e ‘figure comunitarie’. Volume introduttivo “Comunitarismo” e “comunità”. Un percorso critico-esplorativo tra filosofia e diritto, Jovene, Napoli 2010, in particolare p. 483 e ss. (e bibliografia ivi citata), d’ora in poi “Comunitarismo” e “comunità”.
8 Si pensi, ad esempio, alla diffusione dei cosiddetti “avatara”: in merito ibidem, p. 508, n. 96.
9 Riprendendo l’espressione proposta in B. Anderson, Comunità immaginate, Manifestolibri, Roma, 1996 (London-New York, 19912).
10 L’espressione si deve a A. D. Smith, Il revival etnico, Il Mulino, Bologna, 1984 (Cambridge-New York, 1981); di questo autore si veda anche Le origini etniche delle nazioni, Il Mulino, Bologna, 1992 (Oxford, 1986). Su questi temi mi permetto di rinviare anche all’Introduzione al mio “Comunitarismo” e “comunità”, cit., in particolare p. 47 (e n. 27).
11 Ne è una spia, ad esempio, il recente diffondersi presso le amministrazioni pubbliche di servizi preposti alla tutela delle identità locali, quali, ad esempio, gli “assessorati al territorio e identità”.
12 Si pensi alle tensioni latenti nella prassi comunitaria, ove, nonostante i ricorrenti appelli all’interesse superiore dell’Unione, la continua sottolineatura da parte di alcuni membri della specificità nazionale (in primis Francia e Germania) si incrocia con una sorta di patriottismo di ritorno e appare strumentale alla rivendicazione di un ruolo di leadership.
13 Per questi temi mi permetto di rinviare anche al mio Una chiave di lettura: per un’introduzione, in G. Bombelli – B. Montanari (a cura di), Identità europea e politiche migratorie, Vita e Pensiero, Milano, 2008, in particolare pp. 3-7, soprattutto per la relazione che intercorre tra dinamiche identitarie e processi di deistituzionalizzazione e “risimbolizzazione”, ove tocco tali questioni in prospettiva europea; rinvio anche, per le nozioni di “deistituzionalizzazione” e “risimbolizzazione” (quest’ultima connessa al tema dell’appartenenza) al già citato “Comunitarismo” e “comunità”, rispettivamente p. 17 e alla già menzionata Introduzione al medesimo, in particolare p. 47.
14 Di seguito riprendo sinteticamente, al contempo ampliandole, alcune distinzioni (relative in particolare al termine “pluralismo”) che ho già proposto, in forma lievemente diversa, in Ambivalenza della comunità occidentale e nuovi modelli comunitari: “comunità radicata” (materiale) e “comunità sradicate” (immateriali) tra identità e istanze pluraliste, in “Sociologia del diritto”, XXXV, 2, 2008, pp. 31-58, in particolare pp. 55-56 e che ho ripreso, integrandole e leggendole in rapporto alla corrente comunitarista, in “Comunitarismo” e “comunità”, cit., in particolare p. 427 e ss.
15 G. Sartori, Pluralismo, multiculturalismo ed estranei, Rizzoli, Milano, 2000, p. 25 e ss.
16 Lo stesso Sartori distingue tra pluralismo come “credenza”, pluralismo “sociale” e pluralismo “partitico”: ibidem.
17 L’asserto compare in De regimine principum, I, I, ed. Leonina, Roma 1979, pp. 450-451.
18 F. Botturi, Universalismo e multiculturalismo, in F. Botturi – F. Totaro (a cura di), Universalismo ed etica pubblica, Vita e Pensiero, Milano, 2006, p. 114. Di quest’autore si veda anche Pluralismo culturale e unità politica nella globalizzazione postmoderna, in V. Cesareo (a cura di), Per un dialogo interculturale, Vita e Pensiero, Milano, 2001, pp. 13-26. Si veda anche, per l’analisi dei molti modelli di “multiculturalismo” esistenti, V. Cesareo, Società multietniche e multiculturalismi, Vita e Pensiero, Milano, 2000; Id. (a cura di), L’Altro. Identità, dialogo e conflitto nella società plurale, Vita e Pensiero, Milano, 2004, in particolare pp. 31-45 (contributo di P. Gomarasca, Identità e differenza nelle politiche multiculturali). Ai testi di Cesareo rimando anche per i riferimenti ivi presenti all’estesissima bibliografia sui temi di cui si va dicendo.
19 Sul punto “Comunitarismo” e “comunità”, cit., in particolare cap. 4.
20 Sulla complessità della nozione di “multietnicità”, e quindi di “etnia”, si veda V. Cesareo, Società multietniche e multiculturalismi, cit., soprattutto il cap. 1 La questione dell’etnicità e, in particolare, p. 9 e ss. (anche in rapporto alla nozione di “multiculturalismo”) e Id., Multietnictà e multiculturalismi: problemi e sfide per la convivenza sociale, in Id., Per un dialogo interculturale, cit., pp. 27-64 (in particolare pp. 29-34). Si veda anche V. Cesareo (a cura di), L’Altro. Identità, dialogo e conflitto nella società plurale, cit.
21 Sulla nozione di “interculturalità”, letta in chiave filosofica, rinvio, in particolare, a G. Cacciatore, Identità e filosofia dell’interculturalità, in “Iride”, XVIII, 45, 2005, pp. 235-244. L’Autore riflette sulla relazione tra identità e interculturalità e, ponendo in contrasto l’impostazione interculturale con i processi di globalizzazione, osserva come “il compito che una filosofia interculturale può oggi assumere è quello di una discussione ad ampio raggio tesa a riformulare o a rinnovare categorie che devono recuperare tutto il loro valore critico rispetto alla dimensione totalizzante dell’ideologia del libero mercato e della globalizzazione: mi riferisco all’idea di democrazia, al concetto di sovranità, alle idee di libertà, giustizia, solidarietà, identità, sviluppo, diritti umani, ecc.”