L’UOMO «VIRTUALE».
IL PARADIGMA ANTROPOLOGICO
DELLA TEORIA POLITICO-GIURIDICA MODERNA
di Antonio Vernacotola
Università della Calabria

12 S. BOEZIO, De duabus naturis et una persona Christi (Contra Eutychen et Nestorium), III. 1-3. Il dato dell’individualità, dunque, in Boezio, e, più in generale, nei primi filosofi della Cristianità, viene a caratterizzare, in modo affatto determinante, tanto il concetto di persona, quanto quello, ad esso soggiacente, di sostanza individuale; nozione, quest’ultima che, ancora in età moderna, continua a conservare, presso taluni esponenti del Razionalismo, la propria originaria configurazione, peculiarmente connotata da un perspicuo riferimento ad un principio di individuazione declinato in chiave ontologica. Per un’ampia trattazione della visione boeziana della persona, cfr. V. POSSENTI, Il principio-persona, Roma 2006, pp. 22 ss.
13 La dignità della persona va vista, nell’ambito di un ordinamento democratico a costituzione materiale, come il cardine della legalità costituzionale o legalità per valori. “La natura umana – scrive G. P. Calabrò – in tanto può essere considerata un punto di innesto dei diritti umani, in quanto si identifica con la dignità della persona, la quale, da una parte presuppone una visione trascendente che fonda tale valore e, dall’altra, presuppone un soggetto tutelato e titolare di diritti giuridicamente rilevanti. In questo orizzonte ermeneutico la nozione di «dignità della persona umana», costituisce il principio che dà ordine alla produzione legislativa, e che dà, come principio d’ordine, le regole della stessa vita democratica […] – in tale prospettiva – è la vita dell’uomo, sin dal primo istante, ad avere dignità, e come tale essere assunta al primo gradino della gerarchia dei «valori supremi».” G. P. CALABRÒ, Valori supremi e legalità costituzionale. diritti della persona e democrazia pluralistica, Torin o 1999, p. 167. Cfr. A. BALDASSARRE, Diritti della persona e valori costituzionali, Torino 1997, pp. 9-19; F. M. DE SANCTIS, Società moderna e democrazia. Saggi, Padova 1986. S. ARMELLINI, Saggi sulla premialità del diritto nell’età moderna, Roma 1976.
14 “Ogni persona – scrive Melina – esiste come se fosse l’unica: essa è sui iuris et alteri incommunicabilis. È un tutto concretissimo, in cui è certo inclusa la natura della specie con tutte le sue caratteristiche, ma questa natura è appropriata dal soggetto in maniera assolutamente singolare, di modo che la sua esistenza trascende in forma eminente quella natura.” L. MELINA (mons.), Questioni epistemologiche relative allo statuto dell’embrione umano, in AA. VV., Identità e statuto dell’embrione, Città del Vaticano 1998, p. 93.
15 RICCARDO DI SAN VITTORE (priore O. S. B.), De Trinitate, IV, 23, tr. it, intr., note e indici a cura di M. Spinelli, Roma 1990.
16 TOMMASO D’AQUINO (San), op. cit., I, q. 29, a. 3.
17 Va rilevato come la sede nella quale il termine persona viene originariamente assunto, da parte della filosofia, come proprio patrimonio specifico, sia data dall’ambito della riflessione teologica. Ché anzi, il perspicuo riferimento dell’espressione boeziana ad un dato di concreta individualità e la conseguente applicazione alla realtà umana di un rigoroso principio di individuazione impostato nei termini propri dell’ontologia aristotelica, trovano il loro perno e la loro autentica matrice in quell’istanza di distinzione individuale di cui, nella filosofia proto-cristiana, non tanto – e non primariamente – l’antropologia, quanto la teologia, ed, al suo interno, la cristologia, avvertivano l’improcastinabile urgenza. Cfr. M. BETTIOL, Della persona umana: interpretazioni e questioni aperte, in AA. VV. Metafisica e modernità. Studi in onore di Pietro Faggiotto, a cura di F. Chiereghin e F. L. Marcolungo, Padova 1993, pp. 515-535; ora, con aggiornamenti, in M. BETTIOL, Metafisica debole e razionalismo politico , cit. pp. 143-161. Per uno studio sulla dignità della persona nella «fondazione» del giuridico, valentesi anche di perspicui riferimenti teologici, cfr. F. GENTILE, Filosofia del diritto. Le lezioni del quarantesimo anno raccolte dagli allievi, Padova 2006, cit., pp. 205-216.
18 Cfr. AA. VV. Persona e personalismo, Padova 1992; M. GENTILE, Il filosofo di fronte allo stato moderno, in «Quaderni» di «Le parole e le idee», III, 21-22, (1964, VI, 1-2, pp. 3-14; A. PESSINA, Bioetica. L’uomo sperimentale, Milano 1999, spec. pp. 76-93; E. SGRECCIA (mons.), Manuale di bioetica, vol. I, Fondamenti ed etica medica, Brescia 1996², pp. 123-146; L. PALAZZANI, I significati del concetto filosofico di persona ed implicazioni nel dibattito bioetico e biogiuridico attuale sullo statuto dell’embrione umano, in AA. VV., Identità e statuto dell’embrione umano, pp. 53-74; R. LUCAS LUCAS (padre), L’uomo spirito incarnato. Compendio di filosofia dell’uomo, Alba (CN) 1997, pp. 243-286; E. BERTI, Individuo e persona, società civile e stato. critica delle vecchie dicotomie, Urbino 1992; E. RIONDATO, Metafisica dell’essere, metafisica dell’uomo individuo, Padova 1995; K. WOJTILA (papa Giovanni Paolo II), Persona e atto, a cura di G. Reale e T. Styczén, Milano 2001; D. CASTELLANO, L’ordine politico-giuridco «modulare» del personalismo contemporaneo, Napoli 2007.
19 TOMMASO D’AQUINO (San), op. cit., I, q. 29 a. 1.
20 N. ABBAGNANO, voce Sostanza, in Dizionario di filosofia, Cles (TN) 1993, pp.818-819.
21 Cfr. S. NICOLOSI, Il dualismo da Cartesio a Leibniz. Cartesio, Cordemoy, La Forge, Malebranche, Leibniz, Venezia 1987; A DEL NOCE, Cartesio, Bologna 1965.
22 R. DESCARTES, Principia philosophiae, I, 51, in Opere filosofiche, 4 voll., Bari 1996.
23 “Per quanto possa sembrare paradossale – osserva il filosofo tedesco – ci è impossibile avere la conoscenza degli individui e trovare il mezzo di determinare esattamente l’individualità di una cosa, a meno di non considerarla in se stessa. Infatti, tutte le circostanze possono ritornare; le differenze minime ci sono insensibili; il luogo o il tempo ben lungi dall’essere determinanti, hanno bisogno essi stessi d’essere determinati dalle cose che contengono. Ciò che v’è di più considerevole in questo è che l’individualità involge l’infinito e che solo colui che è capace di comprenderlo può avere la conoscenza del principio di individuazione di questa o quella cosa. Il che deriva, a comprenderlo sanamente, dall’influenza che tutte le cose dell’universo hanno l’una sull’altra. È vero che non sarebbe così se ci fossero gli atomi di Democrito; ma allora non ci sarebbe neppure differenza tra due individui diversi della stessa figura e della stessa grandezza.”G. W. LEIBNIZ, Nuovi saggi sull’intelletto umano, III, 3, § 6, Torino 2000. Cfr. K. LÖWITH, Dio,uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, a cura di O. Franceschelli, Roma 2002.
24 In termini ancora più espliciti, si esprime Christian Wolff, importante esponente della filosofia razionalista, che, da una parte, riporta la definizione dell’individualità alle sue radici esperienziali, riconoscendo il ruolo essenziale svolto dal senso nell’opera di distinzione e di qualificazione dei diversi enti fisici, e dall’altra, riconferma l’inquadramento della trattazione della nozione di individuo in un’impostazione sostanzialista. Sotto un profilo prettamente empirico, l’individuo si definisce come “ciò che percepiamo col senso interno o col senso esterno o che possiamo immaginare, in quanto è una cosa singola” (C. WOLFF, Logica tedesca, § 43, trad. it. a cura di R. Ciafardone, Bologna 1978). Non è quella dell’esperienza, tuttavia, la dimensione nella quale il problema teoretico dell’individualità viene a risolversi conclusivamente nella concezione wolffiana; così, l’individuo finisce per trovare una propria dimensione costitutiva ed imprescrittibile nella sua qualificazione come ente, o meglio, come “l’ente che è determinato sotto tutti i rapporti, cioè nel quale sono determinate tutte le cose che ad esso ineriscono” (Idem, § 74).
25 Nel radicale scetticismo di David Hume la stessa nozione di sostanza pensante si riduce ad un mero «fascio di impressioni». D. HUME, A treatise of human nature, trad. it. Trattato sulla natura umana, a cura di A. Carlini, E. Lecaldano e E. Mistretta, Roma 1987, I, 2.
26 T. HOBBES, Leviathan, XVI, 1-2, tr. it. con testo inglese del 1651 a fronte, testo latino del 1668 in nota, a cura di R. Santi, Milano 2001, p. 265. Per un’approfondita ricostruzione delle nozioni hobbesiane di persona e di uomo, si rimanda a: L. NEGRI (mons.), Persona e Stato nel pensiero di Hobbes, Ascoli Piceno 1997, pp. 33-67.
27 La riflessione hobbesiana circa la nozione d’individuo parte da questo presupposto teoretico: l’uomo è inconoscibile, tanto nella sua essenza, in forza dell’alienazione del discorso metafisico dal campo d’indagine assunto dalla filosofia moderna, quanto nella sua fenomenologia pratica e psicologica, in dipendenza del fenomenismo pseudo – scettico che informa la filosofia naturale dell’Autore. “La teoria hobbesiana – osserva Paola Helzel ripercorrendo l’analisi arendtiana – pone in essere un’idea di uomo non metafisica, ma sociologica, di uomo borghese, che ben si addice alla moderna società, ovvero «un essere senza ragione, incapace del vero, privo di libertà del volere (vale a dire inidoneo alla responsabilità)» (H. ARENDT, Le origini del Totalitarismo, tr. it., Roma 1996, p. 194).” P. B. HELZEL, L’evento Auschwitz nella teoria politica di Hannah Arendt, Castrovillari (CS) 2001, p. 19; Una siffatta immagine di uomo è concepita per «servire» alla creazione dello stato, che va “inteso come un organismo per metà umano e per metà meccanico, per l’appunto il Leviatano che è nello stesso tempo composto tanto da un gigantesco corpo umano, quanto da una parte meccanica e quindi artificiale. Tutto ciò non deve sorprendere perché Hobbes ritiene l’uomo e il suo corpo artificiali quanto lo stato, anch’esso prodotto dell’arte umana.” Ibidem, p. 20.
28 T. HOBBES, ult. op. cit., XVI, 1-2, p.265.
29 F. GENTILE, Legalità Giustizia Giustificazione. Sul ruolo della filosofia del diritto nella formazione del giurista, Napoli 2008, pp. 51-56.
30 N. ABBAGNANO, voce Natura in ID., Dizionario di filosofia, cit., pp. 605-608.

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