I principi sociali come struttura fondamentale
della società moderna: personalità, solidarietà e sussidiarietà
di Wilhelm Korff e Alois Baumgartner
Ludwig-Maximilians-Universität – München

(2) Inoltre, la connessione tra sguardo teoretico ed aspetto pratico del principio di per-sonalità si evince dal fatto che l’etica sociale cristiana non si ferma all’elaborazione dei principi, ma considera anche quali sono i momenti per rilevare il “successo”, in chiave etica, di un ordinamento pubblico. Per essa, l’indicatore per l’eticità effettiva di un or-dinamento è lo sguardo critico sulle persone più svantaggiate della società. In nessun modo, però, questa «opzione preferenziale per i poveri» ,[35] che in quanto biblicamente fondata attua direttamente uno dei punti centrali della rivelazione cristiana, può essere realizzata, a livello delle strutture sociali, attraverso un’abrogazione dell’ordinamento stesso: in questo caso l’ordinamento dovrebbe prevedere la sospensione di se stesso. Questo, sistematicamente, non è possibile – per la struttura di universalità e giuridicità della dignità umana stessa. Infatti, chi vorrebbe interpretare il principio dell’antiperfettismo in questa chiave, lo fraintenderebbe clamorosamente. L’etica sociale cristiana non produce dei “Robin Hood”, ma misura l’intero ordine sociale, l’insieme delle sue istituzioni e regolamenti nell’universalità della loro validità, alla misura se considerano anche le persone più svantaggiate nella società. Così, in essi si condensa e si radicalizza il primo principio dell’etica sociale cristiana: ossia che la persona è il criterio dell’ordinamento. Se le persone più svantaggiate perdono sempre più le possibilità per la loro realizzazione in quanto persone, allora il problema non è semplicemente “organizzativo”, ossia quello di un rimedio spontaneo, ma questo fatto mette in crisi l’ordinamento stesso e ne indica delle disfunzionalità intrinseche. Proprio nella situazione attuale di crisi nelle nostre società europee, dovremmo riscoprire questa «opzione preferenziale per i poveri» come criterio di prova dei nostri ordinamenti .[36] (3) Un’ulteriore sfida, alla quale si trovano esposti i principi dell’etica sociale cristiana oggi, è la sfida della globalizzazione: infatti, a livello mondiale, manca ancora quel or-dinamento che a livello nazionale si poteva presupporre e i cui principi oggi si devono archeologicamente riscoprire. La situazione globale internazionale, al contrario, anco-ra richiede un ordinamento e nella discussione internazionale si tratta di stabilirne i cri-teri. Proprio contribuendo a questa discussione, l’attuale enciclica Caritas in veritate re-alizza il tentativo di applicare i criteri di personalità, solidarietà e sussidiarietà anche all’ordinamento globale, che viene dichiarato un desiderato supremo . Ma anche per la comprensione di questi principi, questa nuova sfida della globalizzazione porta una spinta di riflessione in avanti: da un lato, perché in questa considerazione della loro dimensione universale, essi vengono attualizzati in un modo specifico, e scopriamo che essi non sono stati assorbiti dai nostri ordinamenti, in modo tale da diventare “inu-tili” per la riflessione politica odierna, ma dimostrano di aver mantenuto la loro distan-za critica dai nostri ordinamenti stessi. Dall’altro lato, in questo modo tali principi si prestano anche come idee direttrici e principi accompagnatori per le “cose nuove” dei nostri tempi e dei nostri contesti sociali dell’Europa, suscitate dalla globalizzazione.

 

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I principi sociali come struttura fondamentale della società moderna: personali-tà, solidarietà e sussidiarietà
di
Wilhelm Korff e Alois Baumgartner*
Ludwig-Maximilians-Universität – München

 

I principi hanno la funzione di ricondurre la molteplicità dei fenomeni e delle esigenze a strutture semplici e fondamentali, concettualizzando essi in questo modo la loro im-portanza di indirizzare e di dirigere la conoscenza e le azioni umane. La fatica dell’uomo di giungere a tali principi è giustificata, in ultima analisi, dall’acquisto di ra-gioni di determinazione che lo aiutano a rendere trasparente il suo mondo di cono-scenza e di azione secondo criteri superiori, di spiegarla, di ordinarla e di gestirla.
Questo fornisce ai principi stessi il loro carattere universale in quanto costituiscono qualcosa di fondamentalmente valido e normativo. Ciò significa, in riferimento all’azione umana, che non si tratta di norme che potrebbero essere eseguite e realizza-te immediatamente, non sono prescrizioni o norme di attuazione, ma abbiamo a che fare con direttive rilevanti per la strutturazione e il procedimento sociale. Essi fornisco-no orientamenti fondamentali che paiono vincolanti per l’agire nei riguardi dell’articolazione intenzionale della realtà dell’azione umana. Di per sé, invece, non di-cono ancora niente su che cosa è da fare nel particolare. La domanda su quali siano tali direttive diventa virulente soprattutto in tempi di crisi, segnati dal fatto che gli schemi d’interpretazione e d’orientamento perdono la loro plausibilità e che le società si tro-vano davanti alla sfida di rivedere i propri fondamenti sulla base della loro autocom-prensione e quindi della loro capacità di prospettiva futura. In questo processo può senz’altro accadere che si formano principi nuovi che tengono conto dello sviluppo storico concreto. Questo procedimento si evidenzia in particolare modo nella forma-zione di nuovi principi giuridici fondamentali, come essi sono stati svolti dallo Stato moderno secolare nella sua opzione fondamentale della pretesa dell’intangibilità della dignità umana: ossia nei principi basilari della libertà ed uguaglianza dei soggetti u-mani e nei principi strutturali della democrazia, dello Stato di diritto e dello Stato so-ciale, nonché nei suoi sviluppi ulteriori nei principi costituzionali del federalismo e del-la protezione dell’ambiente naturale.
Una tale spinta innovatrice appare anche al livello delle opzioni e idee direttrici di tipo etico-sociale che corrispondono a questo sviluppo giuridico e che lo precedono ossia ne stanno alla base. Se prima – nelle condizioni delle società “statiche” – esse sono sta-te le due categorie del bene comune e della giustizia (distinta in giustizia commutativa, distributiva e legale), ora si cristallizzano ulteriori principi sociali, in cui si articola la pre-tesa morale della società moderna liberale: i principi sociali di personalità, solidarietà e sussidiarietà .
[38]Ciò che fa sì che la società, in un processo che perdura ormai da due secoli, inizi a chiedersi quale sia la base di questi principi sociali che esprimono una pretesa etica, è l’esperienza fondamentale della propria essere società “dinamica” : [39] questa società si trova dopo la svolta antropologica che ha messo al centro il soggetto – che a sua volta, in ultima analisi, è conseguenza della comprensione cristiana dell’uomo [40] – di fronte ad una corrente di innovazioni e cambiamenti che sembrano senza limite, e che a sua volta costringe la società di creare anche le strutture normative necessarie per rispondere in modo adeguato.
Per questo compito, però, essa non può basarsi più su modelli etici che presentano strutture tramandate, storicamente condizionate di ordinamenti metafisico-essenziali e quindi immutabili, che parlerebbero in questo modo dell’essenza dello Stato, dell’essenza dell’economia, dell’essenza dello sport, dell’essenza della famiglia, del ma-trimonio ecc. Proprio questo fatto pone la domanda circa le ragioni determinanti che sottraggono, da un lato, i processi che strutturano la società alla casualità e all’arbitrio, e che, dall’altro, li tengono aperti per future possibilità di cambiamento e di sviluppo. I principi sociali di personalità, solidarietà e sussidiarietà sono da intendere, perciò, come strutture architettoniche di una società aperta allo sviluppo. Quindi essi non possono essere associati a modelli etici fondativi e statici, ma anzi non sono compatibili con quest’ultimi, proprio per la loro natura di essere principi. I principi sociali si dimostrano sia nella loro genesi sia nel loro valore funzionale come categorie che aiutano a rende-re accessibile la domanda social-etica come domanda di etica strutturale in un modo rinnovato, capace di trovare consenso sociale.
I principi menzionati di personalità, solidarietà e sussidiarietà sono, dal punto di vista semantico, neologismi per i quali non esistono corrispondenti nelle tradizioni etiche che li precedono, per quanto riguarda le circostanze individuate e declinate da essi. In questo modo, essi segnalano un modo nuovo di porre le domande etiche. Per la prima volta, la domanda circa le strutture sociali viene estrapolata dalla sua presunta neutra-lità etica e tematizzata come un problema assegnato alla responsabilità dell’uomo di gestire attivamente queste strutture (Gestaltungsverantwortung).
I principi summenzionati acquisiscono, in questo modo, il significato di assiomi nor-mativi che si evincono come indispensabili per la soluzione delle domande strutturali da un punto di vista sia morale che di fatto .
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