CARLO CARDIA, La Chiesa tra storia e diritto,
Giappichelli, Torino 2010, pp. VII-428.
di Costantino-M. Fabris

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Il presente volume del noto ecclesiasticista e canonista romano, prof. Carlo Cardia, rappresenta una piacevole novità scientifica nel panorama delle pubblicazioni canonistiche italiane e non solo: esso infatti non è il consueto manuale di diritto canonico cui siamo solitamente abituati. Alla semplice lettura dell’indice, infatti, si potrebbe essere portati a catalogarlo fra i manuali di diritto canonico ad uso delle Facoltà di Giurisprudenza, è necessario affrontare la lettura del volume per rendersi immediatamente conto dell’erroneità di tale frettolosa impressione.
Se è pur vero che il volume presenta le questioni basilari di un qualsiasi corso di diritto canonico, è tuttavia nelle modalità di presentazione di ciascuna singola questione che esso differisce dalla manualistica tradizionale.
L’Autore più che fornire una disamina squisitamente scientifica dei singoli argomenti ha fatto un passo ulteriore: sviluppare gli stessi in un’ottica storico-evolutiva del diritto ecclesiale. Una spiegazione sul punto si rende quindi necessaria: l’Autore non solamente fornisce l’analisi giuridica di singoli istituti o argomenti, ma offre al lettore pure un’analisi dei presupposti storici che sono alla base di ciascuno di essi; potremo anzi dire che si parte dalla analisi storica per giungere alla descrizione dei moderni istituti canonistici.
Le motivazioni di tale impostazione sono fornite dallo stesso autore nella breve introduzione al volume: «lo studio del cristianesimo nell’intreccio evolutivo tra storia e diritto dovrebbe portare al superamento di pregiudiziali obsolete. […] La religione cristiana è la religione dell’evoluzione umana per eccellenza, nasce nell’alveo dell’ebraismo che ne costituisce la base fondative, costruisce nei secoli una storia universale che interessa tutti gli uomini, introduce una dimensione spirituale ed etica fino ad allora sconosciuta. D’altra parte, la negazione del valore spirituale del cristianesimo può essere superato solo con un approccio consapevolmente storicistico, rivolto ad evidenziare il divenire e i frutti del cristianesimo, il ruolo che svolge attualmente, la capacità di guardare al futuro in un’ottica universale che altre correnti di pensiero hanno perso o immiserito» (p. VI).
L’esame storico e normativo, comunque, si svolge nel solco della tradizione canonistica italiana ed internazionale, sempre attenta, specialmente in passato, a coniugare la spiegazione dei singoli istituti giuridici, contestualizzandoli nel loro divenire storico. Per un ordinamento giuridico, quale è quello della Chiesa, che si è costruito ed evoluto nel corso di quasi due millenni, tale impostazione appare assolutamente indispensabile se si vogliono comprendere pienamente le motivazioni dell’odierno ordine giuridico ecclesiale.
Il primo capitolo del volume, dal significativo titolo “Cristianesimo ed evoluzione storica”, ripercorre la nascita del cristianesimo a partire dal primo secolo d.C., dando conto di singoli aspetti che diventeranno centrali per il diritto della Chiesa: il rapporto del cristianesimo con la storia dell’umanità, l’universalità del messaggio cristiano, la dimensione etica, l’influsso del cristianesimo sulla nascita del mondo medievale (e conseguentemente moderno), il rapporto, tutto nuovo, tra realtà temporali e lo spirituale, il sacerdozio, la vita religiosa, il rapporto del cristianesimo primitivo con il diritto, la compresenza di diritto umano e divino nell’ordine ecclesiale, le peculiarità del diritto ecclesiale, le fonti del diritto canonico, l’istituzione pontificia. Questo breve elenco dei singoli paragrafi, fa comprendere come, alcune tematiche storiche, si intreccino con le vicende del diritto ecclesiale e viceversa; il lettore troverà conto di molte questioni centrali per il mondo giuridico odierno e potrà comprendere che la sua fonte più remota è spesso da ricercarsi nel primo embrionale sviluppo del diritto canonico.
Un secondo capitolo è dedicato alla realtà sacramentale della Chiesa; a differenza di tutti gli altri ordinamenti giuridici statuali, quello ecclesiale trova una sua peculiarità nel cosiddetto diritto sacramentale, ovvero nei postulati giuridici sviluppatisi a partire dai sette sacramenti istituiti da Cristo stesso. Anche in questo caso si offre una breve sintesi della origine dei singoli sacramenti ed una breve esposizione dei contenuti giuridici propri di ognuno di essi.
L’Autore passa poi alla descrizione dei fondamenti giuridici del Popolo di Dio, ovvero la normativa riguardante tutti i fedeli cristiani. Tale argomento, sebbene rappresenti una delle novità caratterizzanti il nuovo Codice di diritto canonico del 1983, tuttavia ha origini ben più remote. L’introduzione di tali istituti nell’ordinamento canonico solamente a partire dalla più recente codificazione, sono un chiaro esempio del fatto che il diritto della Chiesa è in continua evoluzione, pur innestandosi ogni suo rinnovamento nel solco di una tradizione ben radicata.
Un quarto capitolo è dedicato al tema della potestas; differentemente dai sistemi giuridici moderni, basati sullo sviluppo della idea di Montesquieu sulla separazione dei poteri propri di ogni stato in tre differenti ordini, la Chiesa concepisce le tre potestà proprie di ogni stato, come un insieme unitario, che viene affidato a coloro che hanno incarichi di governo a diverso livello. Il tema è complicato dal fatto che coloro che sono chiamati a svolgere una funzione di governo devono possedere una potestà non solamente giuridica, ma anche una potestà che deriva dall’aver ricevuto il sacramento dell’ordine sacro, in uno dei suoi tre differenti gradi (diaconato, presbiterato ed episcopato); «La potestà d’ordine non è un potere in senso tecnico, ma integra la forma più alta di servizio ecclesiale, non è soggetta a termini, condizioni o revoca, né è delegabile, abilita il soggetto a compiere quegli atti che sono intrinsecamente sacramentali» (p. 164).
Il tema, che sembrerebbe contraddire il principio di uguaglianza, cardine di ogni moderno ordinamento giuridico, è assai complesso e può essere compreso solamente abbandonando pregiudiziali di tipo ideologico: la disuguaglianza tra fedeli è solo apparente, dal momento che chi gode di determinate potestà, dovrà esercitarle in spirito di servizio verso tutti i fedeli. Non è possibile qui approfondire ulteriormente il tema, chi si accosterà per la prima volta al diritto canonico, troverà una buona e chiara spiegazione dell’argomento, il canonista avrà modo di confrontare la propria visione con quella dell’Autore, che si inserisce nella vasta schiera di canonisti che considerano la potestà di ordine e quella di giurisdizione come un’unica potestà sacra.
Il capitolo quinto illustra le strutture di governo della Chiesa cattolica, ed in parte completa argomenti affrontati nel capitolo precedente; vengono tracciati i profili dei principali organi di governo della Chiesa, tanto di quella universale (Romano Pontefice, Concilio ecumenico, Sinodo dei Vescovi, Collegio cardinalizio, Curia romana) sia di quella particolare (Vescovo diocesano, Curia diocesana, Consigli presbiterale e pastorale, Sinodo diocesano, parrocchia) per affrontare infine l’istituto di recente istituzione della Conferenza episcopale, che sta sempre più diventando una delle strutture di governo maggiormente rappresentative della Chiesa cattolica, specie per quello che riguarda le relazioni Stato-Chiesa.
Il sesto capitolo affronta il tema della vita religiosa, solitamente lasciato ai margini dei manuali di diritto canonico: ci pare invece che questo capitolo sia uno di quelli maggiormente riusciti dell’intero volume. L’Autore descrive in maniera assai chiara la nascita e lo sviluppo della vita religiosa in seno alla Chiesa, tracciando un profilo storico assai piacevole alla lettura, oltre che scientificamente ben dettagliato; ciò che colpirà subito il lettore più attento è l’importanza della vita religiosa, non solamente per quello che riguarda il diritto della Chiesa, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la nascita del mondo come oggi lo conosciamo, sia sotto il profilo culturale, sia sotto il profilo giuridico.
Il ruolo esercitato dal monachesimo, dapprima in oriente, e poi in occidente, è unanimemente riconosciuto dal punto di vista della trasmissione e della sopravvivenza stessa della nostra cultura. Il ruolo avuto dai monasteri (specie benedettini) nel corso del medioevo, il loro insostituibile e prezioso lavoro nel tramandare la cultura occidentale e non, in ogni campo del sapere, è noto e non deve essere mai dimenticato (cosa che spesso avviene, a motivo di spinte ideologiche volte a denigrare la Chiesa cattolica al di là del lecito). Meno noto, ma altrettanto fondamentale è il ruolo avuto dai religiosi, nella nascita di istituti giuridici oggi ritenuti essenziali: il meccanismo della elezione degli organi di governo, tra gli altri, «Chi guardi in profondità, scorgerà che anche nell’esperienza monastica c’è l’eco del metodo democratico-unanimistico coltivato dalla Chiesa nei concili e negli organismi collegiali» (p. 268). Attraverso la descrizione di alcune delle figure più significative della storia del cristianesimo (da S. Benedetto, a S. Domenico di Guzman, a S. Francesco d’Assisi, a S. Ignazio di Loyola), l’Autore ripercorre la storia del fenomeno religioso per arrivare ai giorni nostri, con la descrizione delle riforme introdotte dal Concilio Vaticano II e le conseguenti riforme codiciali. Emerge con chiarezza l’imprinting dato dal mondo dei religiosi alla nascita dell’Europa moderna e poi contemporanea, e si potrà meglio comprendere quanta ignoranza e quanta malafede vi sia in chi oggi nega l’esistenza delle radici cristiane dell’Europa.
Il capitolo settimo è interamente dedicato al diritto penale canonico, tema oggi di grande attualità ed al tempo stesso vera Cenerentola del diritto ecclesiale. Branca del diritto canonico, presente sin dalla fondazione stessa della Chiesa, il diritto penale si è evoluto e modernizzato nel corso dei secoli, presentando caratteristiche proprie assolutamente originali. Con la nascita dell’illuminismo esso subisce dure critiche, che giungono sino ai giorni nostri, allorquando, anche in sede conciliare, si arrivò a chiederne la sua totale abolizione. La riforma del codice canonico del 1983, ha di fatto respinto tali istanze, apportando tuttavia notevoli modifiche e miglioramenti, specie grazie alla abolizione di determinate figure di reato e ad una semplificazione normativa che ha più che dimezzato il numero dei canoni precedentemente dedicati a tale materia.
L’Autore, nello stile dell’intero volume, offre puntuali riferimenti storici, e dedica particolare spazio alle questioni più recenti, che hanno visto membri del clero cattolico commettere atroci delitti. Al di là dello scandalo che tali condotte criminose suscitano nell’opinione pubblica, la spiegazione dei singoli istituti penalistici oggi presenti nel diritto canonico, rendono giustizia a quanti si opponevano ad una loro completa abolizione.
Purtroppo oggi, nonostante si sia dimostrata l’assoluta necessità di una efficiente giustizia penale per la Chiesa, il diritto penale canonico è poco conosciuto, anche da coloro che avrebbero il compito di farlo applicare correttamente (e forse le cronache non sono che la conseguenza di tale scarsa applicazione delle norme pure esistenti). Il tema è affrontato con la chiarezza propria dell’Autore, che oltre tutto, non si lascia trasportare dalle emozioni del momento, ma affronta anche le questioni più spinose con rigore scientifico ed assoluta imparzialità.
Il volume si chiude con alcune tematiche care all’Autore: il dialogo interreligioso ed i rapporti della Chiesa con la comunità politica. Dapprima si affronta il presupposto storico del nuovo corso della Chiesa cattolica, improntato a forme di relazione con le altre religioni maggiormente aperte al dialogo rispetto al passato anche prossimo. L’Autore affronta il delicato ed attualissimo tema senza nascondersi i rischi di un possibile relativismo, conseguente da una parziale accettazione del messaggio contenuto nelle fedi non cattoliche, o addirittura non cristiane, dando conto dei progressi ugualmente avvenuti in tale ambito. Il capitolo si conclude con una sintetica storia del concetto di laicità e del rapporto tra il cattolicesimo e lo Stato, rapporto instauratosi sin dalla nascita delle prime comunità cristiane e che si è evoluto nel corso dei secoli successivi.
Il volume, come già ricordato, affronta il diritto canonico in prospettiva nuova, tale prospettiva, che affianca la storia al diritto, ci sembra oggi particolarmente efficace e necessaria stante anche la scarsa conoscenza, spesso dimostrata dagli studenti di diritto, della storia della Chiesa, storia della Chiesa che è anche ed inevitabilmente storia del mondo in cui viviamo e che non può rimanere sconosciuta a coloro che saranno i giuristi di domani.