Arcipelago di autorità, per quale libertà?
di Andrea Favaro[1]

Tutto quanto analizzato in queste conclusioni interlocutorie, infatti, permettono di ritenere valida anche per la teoresi leonina la critica che Francesco Gentile ha mosso all’individualismo in genere «Per un singolare paradosso, muovendo da una concezione protagorea dell’uomo come misura di tutte le cose si è costretti a riconoscere nell’insieme delle cose la misura dell’uomo, poiché da questo punto di vista l’uomo può dirsi tale nella misura in cui trasforma e consuma [n.d.r.: Leoni declinerebbe in “scambia”] le cose. Al fondo della pretesa umanizzazione delle cose si intravede la reificazione dell’uomo, ma è proprio dalla consapevolezza critica dell’esito aporetico di quella che è dato sottrarsi a questa, per chi sappia guardare al mondo non solo come luogo del fare ma come alla circostanza nella quale ciascuno si gioca l’essere»[72].

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[1] Dottore di ricerca dell’Università degli Studi di Torino

[2] Nato ad Ancona il 26 aprile 1913, Bruno Leoni trascorse la sua vita tra Torino (dove visse e svolse gran parte della sua attività culturale ed esercitò la professione di avvocato), Pavia (nella cui università insegnò dal 1945 sino alla tragica scomparsa, nel novembre del 1967), Sardegna (regione con cui ebbe profondi legami familiari ed affettivi) e l’estero (soprattutto Stati Uniti, ma anche Svizzera, Giappone, etc…; dove era spesso invitato per corsi, lezioni, convegni e seminari). Allievo di Gioele Solari sin dalla sua tesi di laurea presso l’Università degli Studi di Torino (1935), di cui fu pure assistente volontario, nel 1942 divenne professore straordinario di Dottrina dello Stato all’ateneo pavese, dopo aver anche insegnato per qualche anno storia e filosofia nei licei. Preside della Facoltà pavese di Scienze Politiche (dal 1948 al 1960) e Direttore dell’Istituto di Scienze Politiche (dal 1948 al 1967), nel 1950 fondò la rivista Il Politico, che voleva essere la continuazione degli “Annali di Scienze Politiche”, e che rivestì subito, soprattutto per merito del Leoni, un rilievo internazionale.

[3] Murray Newton Rothbard nacque a New York nel 1926 da genitori immigrati dall’Europa orientale. Compì gli studi presso la Columbia University dove consegui la laurea in matematica e il Ph.D. in storia dell’economia. Per tutta la vita ha svolto l’attività di docente presso il Polytechnic Institute di Brooklyn e l’Università del Nevada. Ha avuto un ruolo fondamentale per l’ideologia del Libertarian Party; è stato vice-presidente del Ludwig von Mises Institute, cofondatore del Center for Libertarian Studies e direttore del «Journal of Libertarian Studies». È deceduto il 7 gennaio 1995.

[4] Chandran Kukathas, giovane filosofo politico, già autorevole sul panorama mondiale sui temi del liberalismo e del multiculturalismo. Attualmente titolare della cattedra di “Teoria Politica” presso la London School of Economics, Kukathas si è laureato in Storia e Scienze Politiche presso l’Australian National University e dopo aver acquisito un master in Politica presso l’Università del Nuovo Galles del Sud, ha conseguito un Ph.D. all’Università di Oxford. Ha insegnato anche ad Oxford, all’Australian National University e presso l’Università dello Utah.

[5] M. BARBERIS, Libertà, Il Mulino, Bologna 1999, p. 7.

[6] Anche il Leoni si mostra ben conscio del fatto che questo concetto non può essere definito in senso assoluto. Mutuando un’espressione di Abraham Lincoln del 1864, il quale riteneva che anche la guerra civile tra Nord e Sud era dovuta ad una incomprensione su questo stesso termine, afferma: «Il mondo non ha mai avuto una buona definizione della parola “libertà”. (…) Usando la medesima parola, non intendiamo la stessa cosa» (B. LEONI, Freedom and the Law, Van Nostrand Company Inc., Princeton 1961, p. 30, dove si recupera la citazione da M. CRANSTON, Freedom, Longman – Green & Co., London 1953, p. 13) e prosegue di seguito asserendo «In effetti, non è facile definire il concetto di “libertà”, né essere completamente consapevoli di quel che facciamo quando lo definiamo. Se vogliamo definire la “libertà”, dobbiamo innanzitutto decidere lo scopo della definizione» (B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 30).

[7] B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 32.

[8] La critica alla filosofia analitica si rende ancora più esplicita quando il giusfilosofo afferma: «Pensatori che cominciano con l’asserzione che qualcosa è semplicemente una parola, per concludere che non è nient’altro che una parola, mi ricordano il proverbio secondo cui non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca» (B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 32).

[9] B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 49. Chiaro l’obiettivo provocatorio delle affermazioni espresse dal giusfilosofo. Meno condivisibili sono peraltro le sue deduzioni in merito alla matrice teorica di tale prospettiva: «Le teorie di Platone mi sembrano l’esempio più famoso di questo genere di impostazioni. La sua nozione filosofica di uomo biforcuto è strettamente connessa con la sua nozione politica di società in cui le persone razionali devono governare le altre, a prescindere, se necessario, dal consenso di queste ultime – come i chirurghi, egli afferma, tagliano e bruciano senza curarsi dei lamenti dei loro pazienti» (Ibidem).

[10] Cfr. B. LEONI, Freedom and the Law, cit., pp. 50-53. In queste pagine il giusfilosofo mostra di essere al corrente degli ultimi risultati della contemporanea filosofia del linguaggio (del Circolo di Vienna in specie). Interessante il riferimento a Lewis Carrol, definito dal Leoni come “filosofo non ufficiale”. Nel suo L. CARROL (Charles Lutwidge Dodgson), Trough the Looking Glass, in R. HERRICK (ed.), The Lewis Carrol Book, Tudor Publishing Co., New York 1944, p. 238, dal passo che il Leoni ci offre e che di seguito riportiamo per esteso: «“Quando io uso una parola” disse Humpty Dumpty piuttosto altezzosamente “essa significa precisamente ciò che scelgo che significhi… né più né meno”. “La questione è” replicò Alice “se voi potete dare alle parola così tanti significati diversi”. “La questione è” rispose Humpty Dumpty “chi ha da essere il padrone… ecco tutto”». (cfr. B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 51).

[11] B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 54.

[12] A. MASALA, Il liberalismo di Bruno Leoni, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003, pp. 101-103.

[13] B. LEONI, A proposito di una recente analisi del termine “libertà”, in «Il Politico», 1956, n. 1, pp. 96-101.

[14] M. CRANSTON, Freedom. A New Analysis, Green & Co., London 1956.

[15] A. MASALA, Il liberalismo di Bruno Leoni, cit., p. 101.

[16] Il Cacciari vorrebbe offrire una soluzione a tale situazione critica, affermando: «credo nella libertà, ma sono certo di credere; questa credenza non ha nulla di im-mediato; è l’istante che spezza il continuum del discorrere, ma lo spezza al suo culmine: per essere, per insistere ed essere, la mente non può non credersi libera (non nel senso di pensare di poter dimostrare la propria libertà, […]); l’intelligenza non si nega, ma si riconosce in questa “fede”». Proseguendo la disamina, il filosofo conclude il ragionamento con la seguente, a dir poco rassegnata, affermazione: «Per continuare a cogitare debbo agitarmi nel sapere di credere che sono libero, affidarmi a tale fede saputa, scommettere in essa» (M. CACCIARI, Della cosa ultima, Adelphi, Milano 2004, pp. 296-297).

[17] A. MASALA, Il liberalismo di Bruno Leoni, cit., p. 101.

[18] B. LEONI, A proposito di una recente analisi del termine “libertà”, cit., p. 100.

[19] B. LEONI, A proposito di una recente analisi del termine “libertà”, cit., p. 101.

[20] Sulla rilevanza del concetto di “incertezza” nella teoria liberale vedasi pure D. ANTISERI, Liberi perché fallibili, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995.

[21] G. BRUNI ROCCIA, Contributi allo studio dell’irrazionale nel diritto, I, Giuffrè, Milano 1955, p. 3.

[22] B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 190.

[23] B. LEONI, Freedom and the Law, cit., pp. 190-191 (corsivo nostro).

[24] Il riferimento esplicito è ad una «legge inglese risalente al tempo di Elisabetta I [che] vietava alla gente di partecipare a feste la domenica. I trasgressori potevano essere puniti, e le vittime dello “scandalo” potevano richiedere un indennizzo. Questa legge ormai non è più osservata». Di seguito è posta in parallelo l’ipotesi normativa appena accennata e quella fondata sulla sua esperienza personale di «un giorno che sedevo davanti a un bar nella strada principale di un paesino italiano. Stava passando una processione, e non mi accorsi che tutti si erano alzati in piedi; una suora mi guardò e, vedendo che ero ancora seduto, mi rimproverò facendo rilevare che si deve stare in piedi quando passa la processione» (B. LEONI, Freedom and the Law, cit., p. 192).

[25] M.N. ROTHBARD, Su “Freedom and the Law” [1962], tr. it. in «Élites», III, n. 2, 1999, p. 36. Come rileva anche Carlo Lottieri, è interessante sottolineare come la stessa critica viene rivolta anche a Hayek. Difatti, Rothbard afferma: «Leoni cade nella medesima trappola in cui è incappato Hayek in The Constitution of Liberty: la “coercizione” (o “costrizione”) non è definita in modo adeguato e cogente» (Ibidem). Cfr. C. LOTTIERI, Le ragioni del diritto. Libertà individuale e ordine giuridico nel pensiero di Bruno Leoni, Rubbettino – Leonardo Facco, Soveria Mannelli 2006, p. 317 nota 132.

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