Citazione a chiarimento dell’uso, ondeggiante, del termine “autonomia”
C’è l’innato atteggiamento dell’autonomia. Questa presuppone una determinata esperienza di sé, quella cioè, nella quale l’uomo si sente indipendente, padrone del proprio essere, sicuro del suo rapporto con le cose e con i valori. Se quest’atteggiamento è genuino, esso forma una disposizione originaria, che può volgersi tanto ad una vita cristiana quanto ad una vita non cristiana, ed in ciò soltanto riceve la sua ultima definizione.
Ma le sta di fronte un’altra possibilità che noi, per evitare il carattere dispregiativo che la parola ha assunto, vogliamo chiamare non eteronoma, bensì allonoma. Essa sta, in rapporto a quella sopra descritta, non come servitù a libertà, ma come un altruismo naturale rispetto ad un contrapposto egoismo – ambedue le parole vanno intese nel significato puramente psicologico; come definizioni di modi di comportarsi, di cui l’uno ha il suo immediato punto centrale e determinante in se stesso, l’altro lo ha nell’altro. Allonoma è quindi quella disposizione, che involontariamente si riferisce all’altro; essa fa sì che l’uomo si senta conforme alla sua natura come membro di un tutto, come espressione ed organo di una potenza, come parte di una storia universale. Anch’essa può ispirare sia una vita cristiana che una vita non cristiana, trovando in ciò la sua ultima definizione.
L’uomo di Agostino è allonomo, determinato dal bisogno di aderire ad altro e rivolto ad attuare questa adesione. E ciò gli accade non già, perché sia debole o vile o incline al disprezzo di se stesso, ma perché la sua forza, il suo coraggio, il sentimento di se stesso hanno il loro centro nell’unione dell’essere e del divenire. Analogamente egli ha piena consapevolezza che Dio è perfettamente autonomo; egli stesso invece è esistente e intelligente solo per opera di Dio. Egli sa che tutto ciò che possiede lo ha direttamente dal Creatore; che esistenza e pensiero gli provengono costantemente e senz’altro da Lui. Con ciò non si sostiene che egli sia già credente ed obbediente a Dio, perché fede ed obbedienza non sono questioni di una disposizione naturale, ma decisioni personali. Anche l’uomo “autonomo”, per disposizione naturale, può essere credente ed obbediente a Dio; grandi figure delle cristianità moderna, ma anche di quella antica, ne fanno fede. Si intende piuttosto dire che, nella coscienza di Agostino, Dio è Colui che direttamente agisce e gli dona il pensiero. Ciò vuol dire che, per il suo istintivo sentimento, le cause seconde, dunque essenza e volontà dell’uomo, si ritirano dinanzi alla causa prima, il divino essere ed operare”
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Da ROMANO GUARDINI, Die Bekerung des Aurelius Augustinus (IV ed. 1989), tr. it. a cura di Virginia Faleschini, Morcelliana, Brescia, 2002, pp. 137-138.