Enrico Opocher nella patavina Universitas Juristarum
di Francesco Gentile

Ad Opocher il “potere politico, diversamente da quello paterno, appare assolutamente irrazionale. E ciò non tanto nel senso che sia irrazionale l’emergere del potere politico nell’ambito della società (giacché proprio in questo senso la sua esigenza è strettamente affine a quella assolutamente razionale del potere paterno) ma nel senso che, diversamente da quanto avviene nell’ambito della famiglia, è del tutto irrazionale che, malgrado l’assoluta estraneità della loro vita, alcuni individui possano, hic et nunc, condizionare la volontà e l’azione di altri individui”[31]. Di fronte a questo, il filosofo, senza lasciarsi travolgere dalla tentazione di “razionalizzare” il potere conquistandolo[32], deve impegnarsi nella “denuncia dell’esercizio abusivo del potere” da parte delle élites via via succedentesi nel controllo della vita sociale. Come un “franco tiratore”[33], dirà Opocher, con una formula di Lucien Goldmann, che gli era piaciuta per quel suo evocare l’estraneità ad ogni inquadramento. In realtà, per il filosofo, la cultura e specificamente la scuola devono saper resistere ad ogni tentativo di omologazione, non eludendo il confronto con l’esperienza ma superando dialetticamente gli schemi ideologici della statistica e i contingenti interessi, nella fiducia di attingere il vero.

Questa la conclusione di Opocher e questo anche il punto sul nostro ricordo.

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[1] Cfr. Memorie di Enrico Opocher (19 febbraio 1914-3 marzo 2004), a cura di ARRIGO OPOCHER, Padova 2004, pp. 48-49.

[2] E.OPOCHER, Ricordo di Adolfo Ravà (1879-1957), cit., p. 246.

[3] Roma 1914. I due lavori vennero poi raccolti nel volume Diritto e Stato nella morale idealistica, Padova 1950.

[4].OPOCHER, Ricordo di Adolfo Ravà (1879-1957), cit., p. 248.

[5] Op. cit., p. 249.

[6] Da una lettera del 18 luglio 1937 (Cfr. Memorie di Enrico Opocher (19 febbraio 1914-3 marzo 2004), cit., p. 50).

[7] Da una lettera del 14 agosto 1937(Cfr. Memorie di Enrico Opocher (19 febbraio 1914-3 marzo 2004), cit., p. 51).

[8] “Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto”, XX (1940), fasc. 3, pp. 146-175, e fasc. 5, pp. 246-261.

[9] Cedam, Padova 1944.

[10] “Ieri sera verso le 7 mi ha telefonato il capodivisione Di Domizio per dirmi varie cose (..), per Padova (ecco la novità) mi ha precisato che non occorreva ottenere i venti giorni dal mio trasferimento, che è ancor dubbio possa avvenire entro il termine, trattandosi della successione di Bobbio, essendo io (come perseguitato rientrato) professore in soprannumero, e tale rimanendo per una recente legge (che io conoscevo, ma non ricordavo a tali effetti), anche in caso di vacanza della stessa cattedra, e non essensovi alcun impedimento legale a che per qualche tempo vi siano due professori della stessa materia, come è in molti casi in medicina, nel Diritto civile e Roma, e nella Filosofia del diritto a Napoli (Bartolomei e Capograssi, proprio per aver pronta la successione per l’andata fuori ruolo di Bartolomei)”, da una lettera del 28 novembre 1948 (Cfr. Memorie di Enrico Opocher (19 febbraio 1914-3 marzo 2004), cit., p. 55).

[11] Dal verbale della seduta del Consiglio della Facoltà di Giurisprudenza di Padova, del 30 novembre 1948, redatto dal Segretario prof. Voci.

[12] OPOCHER, G.A.Fichte e il problema dell’individualità, Padova 1944, p. 209.

[13] OPOCHER, Considerazioni sugli ultimi sviluppi della filosofia del diritto italiana, “Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto”, XXVIII (1951), fasc. 1, p. 325.

[14] Si pensi al dibattito sviluppatosi sulla “Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto” negli Anni Venti del secolo scorso a partire dall’intervento di A.E.CAMMARATA, Su le tendenze antifilosofiche della giurisprudenza moderna in Italia, “Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto”, II (1922), fasc. 2, pp. 234-258.

[15] OPOCHER, Considerazioni sugli ultimi sviluppi della filosofia del diritto italiana, cit., p. 327.

[16] Padova 1939.

[17] OPOCHER, Considerazioni sugli ultimi sviluppi della filosofia del diritto italiana, cit., p. 332. Due esempi significativi di questo nuovo rapporto tra filosofia del diritto e scienza giuridica, specificamente sotto l’aspetto della produzione scientifica, sono offerti dalle opere dei due allievi maggiori di Opocher, di LUIGI CAIANI, I giudizi di valore nell’interpretazione giuridica, Padova 1954 nonché La filosofia dei giuristi italiani, Padova 1955 e di RUGGERO MENEGHELLI, La genesi del diritto nell’esperienza etica del matrimonio, Padova 1957.

[18] OPOCHER, Il diritto senza verità, in Scritti giuridici in onore di F. Carnelutti, Padova 1950, I, p.181.

[19] Op. cit., p. 182.

[20] E. OPOCHER, La filosofia dell’esperienza giuridica, in La filosofia del diritto in Italia nel secolo XX°, “Atti dell’XI Congresso Nazionale della Società Italiana di Filosofia Giuridica e Politica”, a cura di R. ORECCHIA, I, Milano 1976, p. 72.

[21] Esplicito il riferimento a La trahison des clercs di Julien Benda (OPOCHER, Il diritto senza verità, cit., pp. 183 ss).

[22] Ibidem.

[23] Ibidem.

[24] Cfr. G. ZORDAN, Dall’Università dei Giuristi alla Facoltà di Giurisprudenza nello Studio Patavino, Padova 1994.

[25] Padova 1955 (n. 18 della Collana).

[26] Padova 1957 (n. 19 della Collana).

[27] Esemplare, in tal senso, il libro di Federico Casa, “Sulla giurisprudenza come scienza” (Padova 2005), che costituisce il CLIV titolo della Collana delle Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova.

[28] Dal verbale dell’adunanza del Consiglio di Facoltà del 10 ottobre 1955.

[29] Sin dall’adunanza del 20 novembre 1958 s’era cominciato a parlare della cattedra di Diritto costituzionale, la cui vacanza venne dichiarata nell’adunanza del 19 gennaio 1959 con voto già diviso. La disparità di vedute s’era accesa a tal punto che, su formale richiesta del professor Vezio Crisafulli, l’unico ad aver presentato domanda di chiamata, nella seduta del 15 aprile 1959, il Consiglio decise di soprassedere alla decisione.

[30] Il Ciclo di conferenze si tenne nei primi mesi del 1960 con la partecipazione di Augusto Guzzo, Guido Calogero, Marino Gentile, Lucien Goldmann, Carlo Giacon, Jacques Leclerque, Adolfo Muñoz Alonso ed Enrico Opocher.

[31] OPOCHER, Filosofia e potere, Napoli 1980. pp. 14-15.

[32] In questo senso Opocher interpreta, discutibilmente, la tesi platonica della Politéia connettendola, seppur per opposizione, alle tesi hegeliana e marxista dello Staat (Cfr. Op. cit., pp. 18ss.).

[33] OPOCHER, Il filosofo di fronte allo stato contemporaneo, “Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti”, a.a. 1964-65, Tomo CXXIII, Classe di scienze morali e lettere, p. 596.

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