INTORNO A DIRITTI E CULTURE.
LINEE DI RICERCA SU INTERCULTURALITÀ ED ESPEREINZA GIURIDICA.
di Marco Cossutta

Scarica l’articolo >

 

1. Allogeni ed autoctoni.

La sempre più evidente presenza in comuni ambiti politico-territoriali di popolazioni appartenenti a culture fra loro diverse pone in risalto, anche in aree tradizionalmente scevre da tale fenomeno, quali certa rappresentazione in chiave nazionale/nazionalistica dell’Italia unitaria , la questione della loro possibile/necessaria convivenza.
Appare, infatti, impossibile non riconoscere una pluralità culturale in aree geografiche che fino a pochi decenni or sono si caratterizzavano per la presenza di insediamenti monoculturali (per lo meno nel senso forte, o forzato, di omogenee tradizioni linguistiche e religiose, di una scala di valori condivisi e dominanti e così via) . I flussi migratori degli ultimi decenni stanno ridisegnando le strutture sociali , le istituzioni su cui si appoggia il vivere in società ed in particolare determinano una ridiscussione delle categorie giuridico-politiche che hanno fino ad ora soprasseduto le analisi socio-politiche. Concetti cardine della rappresentazione teorica dell’esperienza giuridica e politica, dallo stato-nazione alla cittadinanza, dalla fruizione dei diritti alla sovranità dell’ordinamento, vengono attualmente problematicizzati .
È, quindi, ineluttabile, a maggior ragione in una prospettiva giuridico-politica, affrontare il problema della compresenza di gruppi fra loro diversi, anche profondamente, per valori, lingua, religione, in definitiva per cultura.
Va ribadito, che ci troviamo di fronte ad una assoluta novità, la quale emerge in un quadro segnato da archetipi propri allo stato-nazionale, in cui tale questione può venire ricompresa nei termini classici di rapporto fra maggioranza e minoranza; che tale fenomeno non sia riconducibile a questo alveo, né, tanto meno, dominabile con le categorie proprie alla teorizzazione di tale compagine statuale, lo si evince sin dalla terminologia utilizzata per designarlo: va, infatti, notato che l’attributo multiculturale, usato da più parti per definire siffatte compagini sociali, è un neologismo che compare nella lingua inglese negli anni Cinquanta dello scorso secolo , ancor più recente appare il termine interculturale, se questo compare nella lingua francese negli anni Settanta .
La necessità di designare tale fenomeno attraverso dei neologismi dà conto di una sua originalità, la quale non appare legata tanto al suo manifestarsi concreto, l’immigrazione e lo stanziamento di elementi allogeni; questi movimenti danno vita a fenomeni socio-politici che si potrebbero definire "vecchi quanto il mondo" (i cui punti cardine appaiono riconducibili a tutela, assimilazione, discriminazione, fin anco eliminazione) , quanto alla volontà di accostarsi a tale questione in maniera qualitativamente diversa dalle politiche che storicamente hanno accompagnato il manifestarsi della stessa. È questo secondo elemento che costituisce il dato di novità .
La comparsa del neologismo indica, insomma, la ricerca nuove soluzioni per un vecchio problema, soluzioni che qualitativamente siano diverse da quelle fin ora proposte nella/dalla compagine statuale moderna .
Più particolareggiatamente, la prospettiva contrassegnata e qualificata dal termine interculturale si indirizza verso due obbiettivi : da un lato favorire l’integrazione dell’immigrato nel contesto culturale d’accoglienza preservando, nel contempo, la sua identità culturale, non operando cioè una forma, anche occulta, di assimilazione culturale. D’altro canto la stessa prospettiva opera nei confronti degli autoctoni al fine di favorire un contesto sociale aperto all’accettazione ed al confronto con culture diverse, quindi un ambito sociale scevro da manifestazione di discriminazione.
Privilegiando l’aspetto relazionale (l’interazione fra culture), questa prospettiva si propone, altresì, quale superamento dell’idea di mera tutela del diverso; una tutela che di fatto relega le manifestazioni di diversità in oasi ben circoscritte e separate dallo spazio della normalità; prospettiva, quest’ultima, che si sviluppa intorno alla dicotomia maggioranza/minoranza.

Pages 1 2 3 4 5 6 7