INFERENZA E GIUDIZIO
Tre ricerche su Charles S. Peirce
di Giovanni Tuzet

3.4 Il giudizio fra epistemologia e normatività.

Una delle innervature teoriche con cui Hilary Putnam ha avvicinato il tema del pragmatismo è la nozione di interpenetration (o interdepenence). In Pragmatism, un testo originato da una serie di letture tenute a Roma, Putnam parla di interpenetration per definire una forma di interdipendenza i cui termini non possono essere distinti, nemmeno come nozioni. ‘Interpenetrazione’ fra fatti e teoria, fatti e valori, fatti ed interpretazioni . Ancor prima di discutere la nozione di interpenetrazione, vi si può notare la presenza di una costante, il fatto, il cui statuto è in discussione e che può essere definito, seguendo Putnam, solamente grazie all’apporto di teorie, valori, interpretazioni. Non è impossibile sospettare che quanto Putnam intenda affrontare non sia tanto la questione del pragmatismo quanto la questione del fatto. In tali termini si tratterebbe di rivedere quanto un positivismo, un fisicalismo o un empirismo hanno potuto dire sul fatto; si tratterebbe di abbandonare l’autonomia dei fatti (e la separazione fra fatti e valori, fatti ed interpretazioni, fatti e teorie), procedendo alla ricognizione delle forme di ‘interpenetrazione’ che permettono di parlarne senza implicare un riduzionismo.
Ma veniamo all’interpenetrazione. Putnam non dice alcunché sull’origine intellettuale della nozione. Essa può essere rinvenuta nel quadro delle scienze sociali ma ancora prima nelle scienze biologiche che parlano di interpenetrazione fra organismo ed ambiente – che diviene interpenetrazione fra sistema ed ambiente nelle scienze sociali. Ma ancora prima risale alla chimica, se le combinazioni di elementi si possono intendere come ‘interpenetrazioni’. A riguardo è proprio la prima pubblicazione professionale di Peirce: The Chemical Theory of Interpenetration, del 1863 . Detto questo, in che chiave ne parla Putnam?

Speaking of "interdependence" conveys the fact that the statement "I see a chair" depends for its justification on a host of "laws", but it does not point out that the very content of the statement is not sharply distinguishable from that laws. That is what I am calling interpenetration .

Il contenuto di un enunciato non è nettamente distinguibile dai presupposti teorici che lo permettono. In altri termini, non vi è una componente descrittiva nettamente distinguibile da una componente valutativa. Oppure, se ai presupposti teorici si riconosce un ruolo normativo (in quanto capaci di giustificare un enunciato), si dirà che non vi è una componente empirica nettamente distinguibile da quella normativa.
Qualcosa di analogo può certamente essere ammesso, ma ci sembra che la nozione di interpenetrazione resti eccessivamente vaga; che resti un modo di ricomporre la problematica di Putnam consentendo à la fois la rilevanza del ‘fatto’ e la sua svalutazione: i fatti partecipano dell’interpenetrazione con i valori, le interpretazioni, le teorie – come poi si realizzi l’interpenetrazione rimane non chiaro o forse non chiaribile. Vi è la possibilità di elucidare la dinamica dell’interpenetrazione? Qualcosa vi gioca un ruolo causale? O si tratta di una sorta di causalità bidirezionale? (i fatti determinano i valori, e i valori i fatti – idem per il rapporto fra teorie ed interpretazioni). Si tratta di una complessità sincronica nella quale non sia ravvisabile e distinguibile alcuna sequenza temporale ed alcun ordine di priorità?
Non basta parlare di credenze che elaborano i fatti da cui sono a propria volta elaborate. Per rendere filosoficamente più pregnante la proposta di Putnam, andrebbe forse compiuto uno sforzo di elucidazione della dinamica per cui un fatto si trova ad essere interpenetrato da un valore, da un’interpretazione, da una teoria. Ma forse tale sforzo è per definizione impossibile, se per interpenetrazione si intende l’impossibilità di distinguere un contenuto empirico da quanto permette di giustificare un enunciato su di esso. Eppure, se così è, la nozione di interpenetrazione rischia di non spiegare nulla. Il problema è che Putnam sembra recidere alla base ogni possibilità di elucidare la dinamica dell’interpenetrazione, essendo i suoi termini e le sue articolazioni non ulteriormente determinabili. Il problema si pone anche per il giudizio: in esso non sono fattorizzabili una componente valutativa ed una componente descrittiva, eppure sembra innegabile che il giudizio si costituisca di tali componenti.
Ad ogni modo, se l’interpenetrazione non sembra una soluzione soddisfacente, resta vivo il problema colto da Putnam – per altro ben noto alla filosofia giuridica e morale – cioè quello della relazione fra descrittivo e prescrittivo, empirico e normativo.
E resta importante il principio del pragmatismo secondo Putnam: "if there was one great insight in pragmatism, it was the insistence that what has weight in our lives should also have weight in philosophy" .

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