DIRITTO E DIRITTI NELLA SOCIETÀ TRANSNAZIONALE
di Paolo Silvestri

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Non è possibile fare una recensione critica, come questa vuole essere, analizzando tutti gli interessanti spunti che Maria Rosaria Ferrarese offre alla discussione con il suo recente libro su Le istituzioni della globalizzazione (Bologna 2000). Ci si soffermerà invece solo sulle idee dominanti, che la Ferrarese efficacemente riassume nella premessa, e in particolar modo sul primo e sul secondo capitolo non solo perché essi sembrano essere "acquisizioni" di sapere della sociologa del diritto (visto che si tratta della riproposizione, parziale nel caso del primo e integrale nel caso del secondo, di precedenti saggi); ma soprattutto perché in essi vi si ritrovano le premesse di molti argomenti che si estendono nel terzo e nel quarto capitolo.
I problemi che di volta in volta verranno intercalati con l’esposizione del libro (riconoscibili in quanto preceduti dalla parola "Problema" e scritti in carattere ridotto) non sono necessariamente obiezioni nei confronti della sociologa ma, potremmo dire, spunti per una riflessione tratti dalla lettura del saggio, visto che lo scopo di questo articolo è quello di cominciare una riflessione su "globalizzazione, economia e diritto". Ciò dovrebbe anche spiegare perché si è scelto un libro che risale ‘ormai’ a tre anni fa. La ragione è che in esso non solo vi si trova una rielaborazione di molti suggerimenti presi da saggi (comparsi su riviste prevalentemente internazionali) che hanno affrontato il "problema globalizzazione-economia-diritto" seppur in maniera parziale e settoriale, ma è anche il primo in Italia ad esaminare in modo ampio e ‘compiuto’ il problema; e per questo occorre subito riconoscere il merito dell’Autrice, se è vero, come è vero, che la "Società italiana di filosofia giuridica e politica" ha deciso di indire un congresso nazionale sulla globalizzazione solo l’anno scorso (2/5 ottobre 2002).

Conviene partire, per le ragioni summenzionate, con la premessa dell’Autrice: "La globalizzazione, in quanto processo di trasferimento di poteri dagli stati ai mercati, produce significativi effetti nella sfera istituzionale. Tali effetti sono specialmente dirompenti in quella parte di mondo saldamente organizzata intorno al baricentro statale e alle sue logiche centralizzatrici. L’intento del libro, come annuncia il titolo, è analizzare tali effetti in termini di frammentazione e opacizzazione della sovranità, in termini di mutati attori e protagonisti del processo giuridico, nonché in termini di diverse modalità di produzione e funzionamento delle regole giuridiche. Alla fine del percorso, il diritto globale, piuttosto che garantire ordine e prevedibilità, sembrerà assecondare un nuovo sistema fondato sul rischio e sull’incertezza. Si tratta dell’esito estremo di un diritto che, ripercorrendo le infinite ragioni dello scambio sui mercati, si moltiplica e si frammenta in un inesauribile ordine giuridico "delle possibilità", fondato sullo schema privatistico del contratto. Solo timidamente, qui e lì, il diritto globale mostra altresì una opposta tendenza a ricomporsi in forma unitaria, dando luogo a un ordine giuridico "della necessità", avvalendosi anche della forza, là dove scende in campo per tutelare i diritti umani o il patrimonio naturale". Le principali idee qui riassunte vengono sviluppate e verificate nei quattro capitoli in cui libro si articola.

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