AUTONOMIA DELLA PERSONA
di Andrea Favaro

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Quanto di noi (e della nostra persona) derivi (o meno) da chi ci ha generato è uno dei dilemmi che l’uomo si pone almeno nel momento in cui da (solamente) figlio diventa (finanche) padre. In questo frangente di intenti e sinapsi anche irrazionali, si procede all’investigazione di quanto ci appartiene autonomamente e di quanto costituisce (vero) debitum e la tentazione è di far cadere la prima categoria per intero nella seconda, tanto è il riconoscimento verso chi ha permesso con la sua libertà di far scaturire la (nostra) esistenza. Tale pare, in sunto, il messaggio sul quale pone qualche riflessione acutamente strutturata il “Fondo” di Francesco Mercadante nell’investigare l’autonomia di ricerca di un figlio all’interno di un binario “affidatogli” da un padre. Affidamento che, attraverso la storia personale (ma non solo perché comprendente un intero, e ben circostanziato, contesto sociale) non può non dedicarsi propriamente alla cifra ermenueutica della “autonomia” che tanto è in grado di esprimere e allo stesso tempo è vittima di costanti fraintendimenti che abbisognano di letture oggettive (finanche esterne) per lasciar decadere le scorie e fare splendere il nucleo fulgido del valore che incarna (Letelier) e così necessitano di costanti ricerche nei fondamenti classici con il loro portato di sapere adeguato all’oggi (come al tempo passato) (Lalanne). D’altra parte, di autonomia personale e dignità dell’essere umano, da tempo immemore se ne occupa il diritto e finanche la legge. D’altra parte, caratteristiche precipua del giuridico è volgere sguardo ed elementi al recupero di relazioni intersoggettive magari non sane o comunque bisognose di un riconoscimento del suum di ciascuno. Anche nei tempi recenti ci si esprime da più fronti circa un rinnovato interesse circa elementi che interessano l’autonomia (ma in tal senso rectius anomia) dell’individuo perché lo stesso possa essere autorizzato (dalla legge positiva) a decidere da sé del suo, comportando un cortocircuito che il diritto difficilmente riesce a dipanare se non è attento a rinvenire gli elementi basilari della sua identità di strumento al servizio della persona e non di arma in mano all’individuo più forte (Ronco). Quegli elementi ritenuti basilari oggi sono ulteriormente messi alla prova del novello letto di Procuste che, ispirato dai desiderata di una società (o delle sue minoranze meglio organizzate e influenti) rinnovata, riconosce nella giurisprudenza di legittimità uno strumento se non coerente almeno dirompente per rendere nel caso concreto una luce diversa che abbisognerà di chiarimenti, prospettive e debita attenzione (Fabris).