LA STRUTTURA DEL RAGIONAMENTO GIURIDICO TRA CONTESTO DELLA SCOPERTA E CONTESTO DELLA GIUSTIFICAZIONE. IL MODELLO DELLA QUAESTIO DISPUTATA*.
di Elvio Ancona

2. Il modello della logica tomistica. – Di questa complessa vicenda genealogica a noi interessa peraltro un momento ben definito, quello occupato dalla riflessione metodologica medievale. Il metodo adottato dagli scolastici del XII e del XIII secolo sembra infatti fornire importanti indicazioni sul rapporto tra scoperta e giustificazione. Come si è detto, essi avevano ereditato la distinzione tra le due attività dello spirito dalle opere boeziane e ne avevano fatto un uso frequente per designare le principali branche della logica, denominando scientia inveniendi la parte concernente le procedure razionali che conducono a una conoscenza solo probabile, e scientia judicandi la parte che considera invece le inferenze dalle quali è resa possibile una conoscenza certa . La trattazione tomistica si staglia tuttavia più che mai in questo caso come paradigmatica e di speciale interesse.
La correlazione tra via inventionis e via iudicii ricorre lungo tutta la produzione dell’Aquinate in contesti inerenti sia alla vita pratica sia alla vita speculativa . In particolare, nell’ambito della vita speculativa la nostra distinzione permette di determinare il rapporto tra l’intellectus e la ratio , tra la ratio superior e la ratio inferior , e, ciò che soprattutto ci riguarda, tra le diverse configurazioni logiche del ragionamento. Quest’ultimo tema, segnatamente, trova il proprio adeguato sviluppo nel prologo del Commento agli Analitici secondi di Aristotele, uno dei testi tomistici più significativi a proposito di struttura e forme del sapere, dove i due processi conoscitivi vengono appunto utilizzati per classificare, rielaborando il modello boeziano, le opere del Filosofo che si riteneva allora costituissero la Logica idest rationalis scientia .
Secondo Tommaso, mentre le Categoriae o liber Praedicamentorum e il Peri hermeneias contengono gli insegnamenti dello Stagirita sulle prime due operazioni dello spirito, informatio intellectus e compositio vel divisio intellectus, le restanti opere della Logica concernono la terza operazione dello spirito, il ragionamento, e quindi, considerando specificamente il dinamismo conoscitivo sono suscettibili di essere divise in una pars Inventiva, in una pars Iudicativa e in una Sophistica. Per quanto riguarda la pars Iudicativa, il liber Priorum analyticorum si occupa della forma della dimostrazione mentre il liber Posteriorum analyticorum presta attenzione al tipo di proposizioni che rendono la dimostrazione possibile. Alla pars Inventiva appartengono invece il liber Topicorum, la Rhetorica e la Poëtica, distinguendosi per il differente grado di certezza. Quando la ragione, inclinando in unam partem contradictionis, licet cum formidine alterius, non genera scientia, ma fides vel opinio propter probabilitatem propositionum da cui procede , abbiamo la Topica sive Dialectica . Quando invece non c’è nemmeno fides vel opinio sed suspicio quaedam, poiché la ragione, pur manifestando una certa preferenza, non totaliter declinatur ad unam partem contradictionis, si ha la Rhetorica. Quando poi, in forza di qualche rappresentazione, si produce solo una existimatio verso una parte della contraddizione, siamo nel campo della Poëtica.
Infine, quanto alla terza forma di ragionamento, che a vero deficit propter alicuius principii defectum, su essa verte la parte della Logica nota come Sophistica, oggetto di trattazione aristotelica nel liber Elenchorum .
Siamo così giunti al termine del nostro viaggio tomistico tra le opere del Filosofo, ma a questo punto, se ci volgiamo intorno, ci accorgiamo di trovarci in un luogo un po’ diverso da quello previsto. L’Aquinate infatti non si è limitato al riordinamento della logica aristotelica. Egli ha tracciato una vera e propria nuova mappa del sapere ed è in questo contesto che acquista tutta la sua rilevanza la centralità occupata nel prologo dalla pars Inventiva e dalla pars Iudicativa, nonché le differenze che si possono cogliere tra esse.
Vale la pena di sottolineare al riguardo che si tratta di differenze concernenti sia la struttura sia il valore di verità dei rispettivi processi conoscitivi. La pars Inventiva della Logica, infatti, in quanto caratterizzata dalla ricerca di un sapere non ancora posseduto, produce al massimo fides vel opinio, mentre solo quando ciò che è stato scoperto viene ricondotto al proprio principio nella pars Iudicativa, si ha la certitudo scientiae. Ma questa differenza di esiti presuppone a sua volta una differenza di procedure. Così, colui che ricerca si volge come a premesse probabili del proprio ragionamento ad entrambe le alternative poste dal problema, al pro e al contra, alla risposta affermativa e alla negativa; colui che dimostra, invece, avendo già trovato, considera come vero esclusivamente un lato della contraddizione e su quello basa tutta la sua argomentazione .
E’ evidente il grado di consapevolezza epistemologica raggiunto da Tommaso in questo passo. L’articolazione della logica nelle sue principali discipline viene da lui fondata proprio sui differenti livelli di scientificità riscontrati nella via inventionis e nella via iudicii. Anzi, è lo stesso nucleo della gnoseologia tomistica che viene qui alla luce nello scandirsi della sua progressione veritativa.
Vi è tuttavia un secondo significato di questa distinzione, per cui non si tratta solo della diversità in speculativis tra tecnica del ragionamento probabile e del ragionamento certo, ma della differenza fra il procedimento che conduce dai dati in nostro possesso a individuare i principi (via inventionis) e il procedimento che dai principi conduce alle conclusioni (via iudicii) . Ed è chiaro che in questa seconda accezione la distinzione si ritroverà in tutti gli ambiti disciplinari, conducendo ad un sapere che sarà certo o probabile a seconda della materia trattata.
Ciò che risulta meno chiaro, viceversa, è quale pratica effettivamente corrisponda a una teoria della conoscenza tanto sofisticata, o, detto altrimenti, in quali forme discorsive, in quali attività costruttive, in quali tecniche euristiche ed espositive, all’interno della produzione dell’Aquinate, si possono riconoscere le applicazioni in actu exercito dei processi conoscitivi di cui abbiamo parlato.

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