“Il problema della Lega delle Nazioni”
PRO ET CONTRA
di Arnaldo Volpicelli

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La campagna condotta dal giornalismo italiano per controbattere la presente insurrezione internazionale contro il nostro paese ha ondeggiato tra due opposte e, a mio credere, insostenibili posizioni. O un succube atteggiamento di fronte alle idealità societarie ed alla Lega delle Nazioni – che non l’impresa guerresca, ma «estranee» forze particolaristiche di natura politica ed imperiale avrebbero violate e distorte dai loro propri, validi fini -, o una sommaria denegazione dogmatica di quell’istituto e delle sue profonde ragioni storiche, in nome di superate istanze nazionalistiche ormai contraddette dalla realtà e dalla coscienza internazionale. O, insomma, l’accettazione pregiudiziale dei fini e dei principi ideali dell’attuale Lega delle nazioni – nei cui quadri rientrerebbe, giustificandosi, la nostra impresa guerresca -, salvo poi a distinguere dalla pura teoria, troppo nobile in se per diventare cosa di questo mondo, la contraddittoria e degenere azione particolaristica di quell’istituto; o la repulsa preliminare e globale (anzi, la violenta irrisione) dell’istituto medesimo e delle ragioni che lo hanno determinato, per incapacità a distinguere tra la originaria e necessaria natura « storica » di quelle esigenze e la loro deformazione « giuridica » nell’attuale organismo, dovuta appunto ai vecchi schemi predominanti nel pensiero contemporaneo.

Ora, entrambe le posizioni sono, a mio avviso, infondate: infondata la tesi legalitaria e leghista, infondata quella nazionalistica. Per convincersene, gioverà porre il problema della Lega delle nazioni nella oggettiva pienezza dei suoi termini storico-ideali.

A questa luce sarà dato anche comprendere nel suo intimo valore la formulazione che del presente conflitto corre oggi nel mondo, esasperandone il prevalente spirito legalistico-democratico. Da una parte l’Italia con la sua azione particolaristica ed antigiuridica, dall’altra la Lega col suo diritto internazionale, finalmente uscito di minorità e, per la prima volta nella storia del mondo, – inizio di una nuova epoca -, armato della positiva forza della sanzione.

Questo conflitto si svolgerebbe appunto tra il diritto e l’antidiritto; tra la giuridica comunità degli Stati finalmente assurta ad una salda organizzazione reale e l’antigiuridico arbitrio di uno Stato particolare finalmente colpito da quella comunità; tra il primo stadio faticosamente raggiunto di una nuova vita mondiale giuridicamente ordinata nella sua unità e un pericoloso residuo del vecchio sistema della disorganizzazione e dell’arbitrio.

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Qual’è il principio giuridico basilare dell’attuale Lega delle nazioni? È il principio ella «sicurezza » delle « potenze ». Orbene, questo principio è contraddittorio: risulta, cioè, di due termini e di due fini antitetici, reciprocamente escludentisi.

Qual ‘è, infatti, il carattere e il fine logico della potenza; quale la condizione e il fine della sicurezza?

Dire potenza è dire volontà singolare, intesa a un fine suo proprio ed esclusivo nella misura e nel grado della sua forza e del suo particolare interesse; volontà egoistica e, necessariamente, sopraffattrice o collidente con altre; volontà che inchiude la guerra, e, quindi, l’insicurezza a priori. Come, adunque, la sicurezza in un sistema logicamente impostato sul suo contrario? Perché questa vi fosse, occorrerebbe che i voleri ed i fini non fossero più singolari ed egoistici, e perciò collidenti, ma organizzati intimamente tra loro in un unico e solidale sistema; occorrerebbe che la particolarità e molteplicità dei voleri, e cioè la potenza, cedessero il posto a quell’unità e organicità in cui appunto la sicurezza consiste. La condizione e il fine della sicurezza sono perfettamente antitetici a quelli della potenza.

Orbene, se così stanno le cose in sede logica, che potrà essere mai in sede pratica l’attuale Lega delle nazioni, ossia l’ordinamento giuridico che su quella contraddizione si basa? Tale istituto rifletterà nella sua propria struttura e azione concreta le sue interne contraddizioni ideali; includerà le due opposte esigenze della sicurezza e della potenza nel loro intimo nesso di negazione o menomazione reciproca. Sarà, in effetti, il puntuale « compromesso» tra quelle due esigenze nella misura e nel grado della loro forza e della loro necessità obiettiva; il reciproco sacrificio d’un termine all’altro nella misura necessaria a consentirne la coesistenza reale. Ciascuno Stato limiterà la portata del suo fine particolare nella misura perfettamente adeguata alla necessità perentoria della sua sicurezza, alla misura cioè delle forze di cui gli altri Stati dispongono nel perseguimento dei propri.

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