Citazione a mente di chi,
fingendo una falsa solidarietà che è reale ruberia,
rischia
di confondere liber(ali)tà e imposizione, ieri come oggi.
(da Ioannis Ioviani Pontani, De liberalitate, [1493])
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XLVIII – De largitione et corruptela
Licet autem, quod Cicero ait1, raro illud detur ut possis liberalitatem atque benignitatem de ambitu atque largitione seiungere, tentandum tamen est, ut quam fieri potest secernamus.
Contingit autem difficile id esse, non quod ingenio et ratione non facile secernantur, sed quod ii, qui pecuniis sic utuntur, consilia sua celant ac, dum benigni videri volunt, id agunt, ut omnem dandi rationem ad opes, clientelas potentiamque suam referant, propriamque in utilitatem convertant.
Differunt itaque liberales ac largitiosi. Primum, quod largitio vix unquam gratuita est; quaerit enim conciliare sibi animos hominum, suasque clientelas, opes, facultates ampliores ratione hac in civitate facere (…).
Et huiusmodi quidem homines factiosi plerunque evadunt; quos ad occupandam publicam libertatem tantum intentos esse, res tandem ipsa declarat et Atheniensium Romanorumque historiae docent. Ad haec non tam bonis et honestis civibus, quam audacibus seque ipsos vendentibus largi sunt (…).
Quid? Quod etiam quae publica sunt, improbe nefarieque largiuntur, raroque largitiosus quispiam intentus est, quin idem rapax et violentus fuerit. Nullam unquam in civitatibus adversus liberalitatem scripta lex est, at ambitus ac repetundarum leges largitiosos praecipue coërcent, eaeque in bene constitutis urbibus maxime omnium incorruptae manent.
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Giovanni Pontano, Il trattato della liberalità
(trad. di F. Tateo in G. Pontano, I trattati delle virtù sociali, Ed. Ateneo, Roma 1965)
Sebbene poi, come dice Cicerone, raramente avviene che si possano distinguere la liberalità e la generosità dall’elargizione fatta per disonesti fini politici, tuttavia bisogna cercare di tenere il più possibile la distinzione.
Capita che la cosa sia difficile, non perchè la distinzione non si possa tenere usando intelligenza e ragione, ma perchè quelli che usano il danaro in questo modo celano le proprie intenzioni e, mentre vogliono sembrare generosi, cercano di indirizzare all’acquisto di potenza, di clientele, di dominio tutto il loro sistema di donazioni e lo trasformano in utilità propria.
Differiscono dunque tra loro gli uomini liberali e quelli che fanno largizioni, perché queste ultime non sono mai gratuite, in quanto mirano a conquistare il favore del popolo e in tal modo rendere più vaste nelle città le clientele, la potenza, le risorse di chi le fa. (…)
E per lo più uomini del genere si rivelano per faziosi: la realtà stessa, finalmente dimostra come la loro unica intenzione sia quella di sopprimere la libertà politica, e la storia di Atene e di Roma lo insegna. Inoltre non sono tanto larghi verso i buoni e onesti cittadini, quanto verso i temerari e quelli che si vendono (…).
Che dire delle largizioni disoneste e nefande fatte col danaro pubblico? Che raramente si trova un uomo che faccia largizioni e che non sia anche rapace e violento? Nessuna legge mai è stata scritta in una città contro la liberalità, mentre le leggi che riguardano il broglio elettorale e la concussione colpiscono specialmente chi fa largizioni.